martedì 25 settembre 2007

L’IMPOSTA DI SCOPO: UN SISTEMA INTELLIGENTE DI TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE

Mi pare che l'argomento più attuale nell'agenda politica di oggi sia quello della tassazione delle rendite.
Noto con dispiacere che le varie compagini politiche si schierano a favore o contro tale proposta in maniera aprioristica e senza sapere bene il motivo per il quale dicono si o no ad un simile disegno politico.
Noi che siamo un pò più sensati dei politicanti bravi solo a parlare per slogan di ciò che non sanno, ci permettiao sommessamente di contribuire in maniera ( si spera) propositiva a tale dibattito, pur sapendo che, oltre a chiacchierare su eventuali provvedimenti da adottare , questo Governo non ha la forza e le competenze per fare altro.

Partiamo da una premessa: l’affanno principale di tutti i Governi succedutisi in Italia è quello di reperire risorse da destinare a ricerca e sviluppo ed alla riduzione del costo del lavoro.
Ciò al fine di far ripartire un tessuto imprenditoriale poco competitivo perché carente di investimenti nei settori nevralgici.
Un altro paradosso tutto italiano consiste nel fatto che gli operatori del mercato impegnati nella produzione di beni e servizi sono sottoposti ad una serie di controlli e di gabelle interminabili, mentre i cosiddetti finanzieri o speculatori finanziari, pur non producendo alcun beneficio sociale (incremento occupazionale, beni, servizi, innovazione, progresso, ricchezza diffusa, ecc…) godono di un sistema impositivo assolutamente di favore.
Sarebbe opportuno armonizzare il sistema di tassazione applicato ai mercati finanziari con quello industriale; drenare in sostanza risorse ottenute attraverso plusvalenze da speculazioni destinandole, a mò di imposta di scopo, ai settori produttivi dell’economia (le imprese) sotto forma di contributi all’innovazione di prodotto e di processo ed alla riduzione del costo del lavoro.
Ciò anche per una questione di equità fiscale: da quando i capitali sono diventati estremamente volatili, non è praticamente più possibile tassarli a livello nazionale, e di conseguenza gli Stati, per forza di cose, si sono messi a tassare soprattutto il lavoro e i consumi. Il capitale è, in questo momento, sotto-tassato, cosa che non solamente è ingiusta, ma crea anche distorsioni economiche a pregiudizio del lavoro.
Nel nostro Paese, i redditi delle attività finanziarie sono tassati con aliquote diverse: 12,5% e 27%. Questa differenziazione di aliquote non e' giustificata, né sotto il profilo dell'equita', né sotto quello della neutralita' del prelievo.
La necessità di arrivare armonizzare il sistema di tassazione e' condivisa sia dal centrodestra sia dal centrosinistra.
Da ciò si evince che è urgentissimo iniziare un dibattito su forme di tassazione delle transazioni finanziarie a livello europeo e nazionale.
Questa urgenza del doppio livello di dibattito è condizionata dal fatto che, data la libera circolazione dei capitali, una tassazione solo nazionale avrebbe l’unico effetto di spingere all’estero ingenti somme di denaro, sottratte così ad un regime fiscale penalizzante.
E’ per questo che sarebbe necessario riprendere ad interrogarsi sull’opportunità di istituire la Tobin Tax (di seguito TT) in Italia ed in Europa, confidando nel fatto che anche in Commissione Europea il dibattito è in forma avanzata così come in alcune nazioni del vecchio continente.
Nel 1972 il premio Nobel (1981) per l'economia, James Tobin propose l'imposizione di una piccola imposta sulle transazioni valutarie, i cui obiettivi erano quelli di promuovere l'efficacia delle politiche macroeconomiche e di ridurre la speculazione. La Tobin Tax (come è stata in seguito definita) è una misura che può essere considerata come un primo, ma importante passo verso una riforma globale del sistema finanziario internazionale. Si tratta di un prelievo limitato, pari allo 0,1-0,5% da applicare a tutte le transazioni effettuate sui mercati finanziari.
Vediamo come funziona la TT:- Gli speculatori finanziari operano transazioni internazionali per oltre 4 milioni di miliardi di dollari al giorno. Il mercato è ampio e imprevedibile.- Ogni transazione verrebbe tassata da 0,1 a 0,25 % del volume di affari.- Questo scoraggerebbe le transazioni a corto termine, che sono per il 90% di speculazione, ma lascerebbe intatti gli investimenti a lungo termine.E' chiaro che l’aspetto fondamentale di un simile provvedimento, sta nel rendere sconvenienti gli investimenti speculativi (in genere assimilabili a raid di breve periodo sui mercati), contribuendo a disincentivarli.
Il gettito derivante da tale provvedimento potrebbe essere raccolto dagli Stati nazionali che ne tratterrebbero fino all’80% per attività nazionali (servizi sociali, programmi per l’occupazione, riduzione del cuneo fiscale, Ricerca e Sviluppo), destinando poi il restante 20% per attività di interesse europeo (cooperazione, politiche europee di sicurezza, tutela dell’ambiente, contrasto all’immigrazione, ecc…).
Una delle obiezioni che viene mossa all'introduzione della TT in una sola nazione è il fatto che la sua efficacia si dimostra solo nel momento in cui è introdotta in contesti economici ampi, anche se, rispondono i sostenitori, l'aliquota è talmente bassa da non penalizzare il paese che l'adotta, spingendolo invece a stimolare accordi con altre nazioni.
La TT è anche un poderoso strumento per la stabilità monetaria specialmente in questa fase di allargamento dell'UE. Il commercio della moneta è notoriamente il più ricco mercato del mondo. L'acquisto e vendita di valute come la sterlina, l'euro ed il franco svizzero è valutato in miliardi al giorno e ben si presta ad operazioni speculative. Ciò è nocivo per i sistemi economici, poiché i tassi di cambio determinano: il tasso di crescita, il prezzo pagato per le importazioni, gli investimenti stranieri ed il costo dei prestiti internazionali.
La volatilità in questo mercato, provocata dalle speculazioni valutarie, rappresenta, quindi, una minaccia per la stabilità economica.
La TT è tecnicamente fattibile: il mercato dei titoli è elettronico. Nel momento in cui una transazione speculativa è definita, la tassa può essere percepita automaticamente dalla rete attraverso cui ha luogo l'affare, ed il gettito pagato alle casse degli stati in cui tali transazioni avvengono. La TT può dunque essere applicata a costi bassi. Del resto, esiste già un precedente di tassa transnazionale europea ed è l'IVA - Imposta sul Valore Aggiunto.
Un altro importante vantaggio dell'introduzione della TT al livello di Unione Europea è il miglioramento dell'attuale sistema finanziario comunitario ora aperto e frammentato, verso un sistema unificato in grado di gestire, controllare e tassare gli scambi sui mercati in maniera uniforme. Sarebbe di grande utilità per la lotta contro il riciclaggio del denaro sporco ed il finanziamento al terrorismo.
Da un punto di vista teorico già Keynes aveva individuato una dicotomia tra l’economia reale e le interferenze speculative nella determinazione dei prezzi delle attività finanziarie, e ha rilevato l’esigenza di tenere sotto controllo le seconde.
Anche l’Italia ha già sperimentato degli interventi da parte delle autorità monetarie a difesa della lira.
Il Governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi, riuscì a far cessare la speculazione contro la lira e a ridurre l’inflazione sotto le due cifre decimali, proibendo le operazioni a termine contro la nostra valuta di durata inferiore ai sette giorni
Nell’attuazione della TT occorre prestare attenzione a due aspetti:
- se l’obiettivo è quello di contenere la speculazione finanziaria, l'imposta deve essere "sovranazionale ", o a livello regionale (Unione Europea);
- se l’obiettivo è quello di equilibrare la base imponibile (ridurre la pressione fiscale sui beni scarsi – il lavoro - e aumentare la pressione fiscale sul capitale speculativo - eccedente -) si può immaginare anche un intervento nazionale.
Relativamente alla seconda ipotesi, l'aliquota deve, comunque, essere molto bassa ed inversamente proporzionale alla durata dell’operazione speculativa.
L’esigibilità della TT è agevolata dal fatto che la maggiore parte degli scambi valutari è registrata e avviene per mezzo di sistemi informatici (borsa telematica, ecc…).
Tecnicamente un’imposta sulle transazioni può essere riscossa anche tramite sistemi computerizzati che registrano immediatamente lo scambio oppure utilizzando come sostituti d’imposta gli intermediari finanziari autorizzati ad effettuare transazioni sui mercati finanziari e monetari:

- le banche;
- gli intermediari finanziari;
- i concessionari della riscossione;
- Borsa Spa;
- Monte Titoli S.p.A;
Il presupposto d’imposta (il fatto) è lo scambio di titoli, azioni e/o monete e si applica alla vendita o al trasferimento di tutti gli strumenti finanziari, espressi in euro o in altra unità, vale a dire azioni, obbligazioni, buoni del Tesoro, accettazioni bancarie, carta commerciale, opzioni, features, derivati.
Il primo luglio 2004 il Parlamento belga, con un'insolita maggioranza socialista-democristiana, ha approvato il progetto di legge che istituisce la Tassa Tobin.
L'approvazione della Tassa Tobin è un fatto importante. Il fatto che, per evidenti motivi, l'applicazione pratica della tassa sia rimandata a quando la Tassa Tobin non sarà approvata da tutti i paesi della zona euro nulla toglie alla sua importanza: ormai è legge dello stato.
Si tratta del secondo paese della zona euro che approva questa misura. La Francia l'ha già fatto due anni fa; il suo esempio rischiava di restare un bel fatto, ma rinchiuso in uno splendido isolamento: l'esempio belga invece ci dimostra che la Tassa Tobin è una misura possibile e non è destinata a restare una pura affermazione di principio.Anche in sede Europea ci sono varie mozioni riguardanti la TT ma in realtà la discussione è ancora in stato embrionale.

23 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella analisi... troppo sagace per una classe politica di ignoranti.
Bravo
Angelo

geronimo ha detto...

ti ringrazio Angelo ma non penso sia proibitivo analizzare a fondo gli argomenti ed esprimere un'opinione.
Capisco anche che la politica è troppo occupata a sculettare in Tv dicendo banalità per poter studiare...

Anonimo ha detto...

Caro ,

complimenti per l'idea e per il nome del blog (sai a chi mi fa pensare geronimo...!).
Un abbraccio

Mattia

geronimo ha detto...

Mattia carissimo
Geronimo si richiama proprio a quel famoso politico che amava firmare i suoi articoli con questo pseudonimo... spero di esserne degno!

Anonimo ha detto...

Grande!!! Come al solito la tua analisi e' lucida e propositiva!
Continua così!
fpunes

Anonimo ha detto...

pomicì vai a cagare

Anonimo ha detto...

mariuolo

Anonimo ha detto...

quel famoso politico.... lota

Anonimo ha detto...

ne sei degno ne sei degno si na chiavic' com'a'iss

Anonimo ha detto...

ANCHE QUI TANTI COMMENTI E TANTE IDEE

Anonimo ha detto...

simm e napule paisà.... a pummarola.... pulcinella... u mandulin.
Va bene così?

Anonimo ha detto...

È uno dei 24 parlamentari italiani che hanno ricevuto condanne penali in via definitiva: è stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione per finanziamento illecito (tangente Enimont) e ha patteggiato una pena di due mesi per corruzione per fondi neri Eni.
MARIUOL

Anonimo ha detto...

Mattia carissimo
Geronimo si richiama proprio a quel famoso politico che amava firmare i suoi articoli con questo pseudonimo... spero di esserne degno!
MUNNEZZ

Anonimo ha detto...

POMICINO alias GERONIMO È uno dei 24 parlamentari italiani che hanno ricevuto condanne penali in via definitiva: è stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione per finanziamento illecito (tangente Enimont) e ha patteggiato una pena di due mesi per corruzione per fondi neri Eni

Anonimo ha detto...

poveracci...

Anonimo ha detto...

Sul finire degli anni ’90 una serie di Popolari, soprattutto del centro sud, si trovano in una pesante situazione finanziaria. Emblematico il caso della Popolare dell’Irpinia, balzata agli onori delle cronache col dopo terremoto del 1980, come “lo sportello di casa De Mita”, visto che un grosso pacchetto azionario era detenuto proprio da Ciriaco De Mita (oggi segretario regionale della Margherita e pezzo da novanta nel nascente Partito Democratico) e dai suoi familiari. Fa grossi affari, la Popolare guidata dal demitiano di ferro Ernesto Valentino, proprio con la ricostruzione post sisma; così come, sul versate lucano, sono tempi di vacche grasse per la Popolare di Pescopagano, cresciuta e pasciuta sotto l’ala protettiva dell’ex ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino (oggi membro della commissione Antimafia), poi passata sotto l’ombrello della Banca di Roma (ora Capitalia) dell’andreottiano Cesare Geronzi. Finita la pacchia, dunque, anche per la Popolare avellinese arrivano i tempi duri, culminati con un’ispezione al vetriolo di Bankitalia che mette a nudo una serie di magagne contabili e organizzative. A questo punto, spunta una nuova sigla, la Banca della Campania, che fa un sol boccone dell’Irpinia e della consorella di Salerno, anch’essa protagonista dello stesso copione (ispezioni, denunce, gestione allegra e via di questo passo).

Nel 2003 il colpaccio. Cosa succede? Il gruppo BPER-Carime fa un sol boccone di 9 banche popolari: oltre a quelle dell’Irpinia e di Salerno (già racchiuse nell’unico scrigno di Banca Campana), quelle di Matera (da qui parte un filone-base dell’inchiesta di Catanzaro), di Crotone, di Lanciano e Sulmona, di Aprilia, nonché la Banca del Monte di Foggia, la Banca di Sassari, la Cassa di risparmio della provincia dell’Aquila. «E’ la prova del 9 per il decollo della BPER sul grande mercato bancario nazionale», commentano alcuni in Borsa.

BOND & FONTANE

Ma vediamo meglio cosa in realtà è successo. Ecco come descriveva l’operazione la Voce nel suo reportage di ottobre 2005. «Cosa fanno allora i vertici Bper-Carime? Pensano bene di cartolarizzare tutti i crediti, o presunti tali, delle nove banche incorporate. Come dire, Totò e la fontana di Trevi: io metto nel mio attivo una montagna creditizia di cui non so un accidenti e subito butto sul mercato una valanga di obbligazioni. Proprio nel perfetto stile Cirio e Parmalat. E i bond, a quanto pare, nell’arco dell’ultimo biennio sono stati adeguatamente collocati presso la solita ignara, “sprovveduta” clientela di risparmiatori. Per un totale di circa 800 milioni di euro, viene precisato dalla sola Banca della Campania. Aggiungendo le altre sette banche, si arriva a sfiorare i 10 mila miliardi delle vecchie lire. Non male». I meccanismi dell’operazione di “cessione dei crediti”, tramite la Mutina, si svolgono lungo l’asse Modena-Londra, in perfetto stile James Bond (visto che del resto si parla di titoli, di bond). 27 giugno 2002, Princes House, Gresham street, Londra: presso l’elegante studio del notaio Sophie Jane Jenkins viene siglato il primo contratto di cessione dei crediti tra Popolare dell’Irpinia, rappresentata da Antonio De Stefano, e Emilio Annovi, in quota Mutina. Il tutto fa seguito ad una delibera del cda dell’istituto avellinese, dove si dava l’ok alla cessione. Sorpresa! Fra tutte le carte accuratamente sottoscritte davanti al notaio londinese, manca l’allegato fondamentale, quello relativo al maxi elenco dei crediti ceduti: al suo posto, due misere paginette sbarrate e con una inequivocabile scritta, “omissis”. «In realtà - spiegano i tecnici - secondo la legislazione britannica i notai sono tenuti ad autenticare le firme, a sapere che è realmente tizio che vende a Caio. Se poi si tratta della fontana di Trevi, al notaio poco interessa». Miracolo dopo soli tre mesi. Quell’allegato fantasma compare per incanto presso lo studio del notaio di Cavezzo, a un tiro di schioppo da Modena, Fabrizio Figurelli, al quale lo stesso Annoni aveva chiesto tutti gli atti autenticati da Jenkins. «Un falso, un falso in piena regola, quel documento», tuona l’ingegnere avellinese Giuseppe Testa, uno dei presunti “debitori” della Popolare dell’Irpinia, una vita e una storia - ad 80 anni passati - per denunciare il malaffare del sistema bancario. In parole povere, BPER ha ceduto a Mutina una montagna di crediti in buona parte (si parla di almeno il 30-40 per cento) inesigibili, poi però magicamente tramutati in moneta sonante via cartolarizzazione, alla faccia degli ignari risparmiatori. Anni fa Testa denunciò la banca irpina per “tassi di usura”. In seguito è stato un crescendo rossiniano, culminato in una raffica di denunce presentate da inizio 2005 in ben quattro procure: Avellino, Napoli, Roma e Modena. «Mai una risposta, niente - denuncia Testa - sempre, costantemente un muro di gomma».

E’ il 21 aprile 2005 quando l’ingegnere denuncia alla procura di Modena, in sette esplosive pagine di eposto, che «alcun controllo la Mutina ebbe ad eseguire sui crediti dichiarati dalla Popolare dell’Irpinia e riportati nel libro crediti posto a base della cessione; la Mutina accettò all’oscuro la cessione di crediti pro soluto. Mutina, che aveva l’obbligo di vigilanza, ha accettato la cessione e cartolarizzato questi crediti assumendosi finale responsabilità di quanto sta accadendo». Il 23 agosto denuncia alla procura di Avellino «l’atto papocchio londinese» perché proprio su quella scorta «si stanno commettendo in Italia meridionale una serie di gravi abusi, truffe, estorsioni e altri gravi reati sanzionabili penalmente». Ma qualcun altro, ancora prima, aveva lanciato l’sos. Un piccolo risparmiatore salernitano, Giovanni Pecoraro, oggi presidente del Sinpa, un sindacato nato a tutela dei piccoli risparmiatori taglieggiati dalle banche. Il primo campanello d’allarme è addirittura del 1997, quando si rivolge a Bankitalia e Consob per vigilare sulle «opa lanciate dalla Popolare dell’Emilia Romagna sulle popolari dell’Irpinia e di Salerno». L’anno dopo denuncia quest’ultimo istituto chiedendo «la restituzione di tutte le somme indebitamente percepite e inoltra il suo articolato esposto alla procura salernitana». Il solito assordante silenzio. Passa poi, nel 2000, al Csm, chiedendo «come mai la procura di Salerno, malgrado nostri solleciti, non ci porti a conoscenze delle indagini sulle questioni prospettate». Anche Pecoraro approda alla Procura di Modena, dove ad ottobre 2002 presenta un altro esposto, denso di cifre e circostanze inquietanti, sollevando pesantissimi dubbi sull’operazione di marca BPER per il controllo delle popolari del Sud. L’anno seguente, l’ennesimo esposto, contro «quei magistrati che hanno insabbiato tutto». Un vero e proprio muro di gomma, che va avanti da anni, coinvolge procure di mezza Italia e le autorità di controllo (Bankitalia e Consob in prima fila). Riuscirà adesso la procura di Catanzaro a rompere quel muro?



Arcibaldo Show

Da pm alle procure di Santa Maria Capua Vetere e poi Napoli, alla poltronissima di super 007 del ministero di Grazie e Giustizia, voluto da Castelli e riconfermato da Mastella, ovvero trasversale al punto giusto. Nel suo pedigree, inchieste bollenti come quella sulla ricostruzione post terremoto finita nella classica bolla di sapone. Ma vediamo come andò veramente.

Anonimo ha detto...

magn't'è sord lota!!!!ca tiene tre juorn e vit

Anonimo ha detto...

ao devi mette la testa ner cesso e dire nun so degno de te

geronimo ha detto...

tipico esempio di ragazzini affetti fa disturbi della personalità

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

democrazia turnaria ha detto...

SPECULAZIONE E MOBILITA' SOCIALE

E’ difficile dire la verità alla gente comune, perché normalmente non la vuol sapere, tende a rifiutare e rimuovere le informazioni sgradevoli. Chi non sa che la prima paura delle famiglie padrone del mondo è che qualche competitor più furbo di loro possa spodestarle, non sa nulla del potere. E se parla, parla a vanvera.
Nel mondo della finanza vera, delle Borse mondiali, una delle poche oasi di libero mercato rimaste, gli speculatori sono coloro che rendono possibile l’interscambio al miglior prezzo di merci e valori, così svolgendo una funzione benefica e indispensabile per l’economia. La speculazione è quindi normale, ed enormemente utile, in una economia libera.
La speculazione è anche e soprattutto l'unica via rimasta a chi è nato in una famiglia modesta per farsi strada nella vita, per accrescere il patrimonio della sua famiglia.
Tutte le altre vie di innalzamento sociale sono strettamente controllate dalle famiglie padrone e dai loro lacchè del politburò.
Minimi avanzamenti sociali vengono concessi solo a quelle famiglie di servi di provata fedeltà verso i padroni, in cambio di una totale obbedienza e di una completa rinuncia a qualsiasi sentimento di onestà e giustizia.
Coloro che instillano in un popolo completamente tenuto ignorante in materia l'odio verso lo " speculatore " vogliono solo bloccare la mobilità sociale.
Vogliono che il figlio del servo continui a fare pure lui il servo, anche se meritevole e capace; vogliono che il figlio del padrone rimanga padrone, anche se balordo, drogato e buono a nulla.
Predicano contro la speculazione quei poteri forti statalisti succhiasoldipubblici che sono soliti eliminare ope judicis i competitors migliori di loro.
Tali poteri forti, purtroppo (per noi e per loro) andati a male, controllano lo stato e lo usano, oltre che per depredare il popolo, contro coloro che per merito avrebbero il diritto a sostituirli. Aumentere le tasse per dare più soldi allo stato vuol dire dare più soldi ai poteri forti, che dello stato sono i padroni assoluti, contro le nostre famiglie.
Bloccano così il ricambio delle élites, indispensabile per la salute e il buon funzionamento del sistema economico e politico.
Una nota che dovrebbe far riflettere anche chi di economia non capisce nulla e si lascia lavare il cervello dai giornali dei poteri forti: le cosiddette “ rendite ” finanziarie sono in realtà i risparmi di lavoratori, pensionati e famiglie, già tartassati dall’inflazione della moneta di carta straccia che ci hanno imposto; ebbene, l’aumento della tassazione sulle rendite, cioè sui rendimenti del risparmio popolare, era nel programma “Rinascita democratica” della”P2”.

Filippo Matteucci - Economista privatista

Per chi volesse approfondire l'argomento, consiglio anche:

http://epistemes.org/2008/01/10/dieci-buone-ragioni-per-non-tassare-le-rendite/
Articolo di Benedetto Della Vedova, Piercamillo Falasca e Mario Seminerio

http://www.tradersxsempre.com/public/forum/index.php?showtopic=1253&pid=135606&mode=threaded&start=
(intervento di Luciano Priori Friggi)

by http://www.lewrockwell.com/paul/paul334.html
(articolo sull’Inflation Tax di Ron Paul)

Due parole sul sistema fiscale
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/08/cosa-serve-la-crisi-finanziaria-parte-2.html
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/05/il-sistema-in-cui-viviamo-il-sistema.html

http://www.libertiamo.it/2010/01/12/teso-a-boeri-ma-esistono-le-rendite/comment-page-1/#comment-10224
(articolo di Adriano Teso)

http://www.italia-risparmio.it/finanza/rendite_finanziarie_ipotesi_sugli_effetti_di_un_aumento_di_tassazione.php
(articolo mio)

http://www.fff.org/freedom/0293c.asp
(articolo di Victor Niederhoffer)

Wikipedia – Mobilità sociale
http://it.wikipedia.org/wiki/Mobilit%C3%A0_(sociologia)

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