giovedì 4 ottobre 2007

I GIOVANI, LA FLESSIBILITA' E LE BUGIE DELLA POLITICA



La politica nell'ultima campagna elettorale si è spellata la lingua nel dichiararsi contro la precarietà nel mondo del lavoro ed ha dichiarato di voler ABOLIRE tale barbarie sociale.

Noi giovani che probabilmente siamo un pò più intelligenti di certi politicanti e di certi comici che parlano per slogan di cose che nemmeno conoscono, forse abbiamo un’idea leggermente diversa sul tema:

dichiarasi a favore o contro la flessibilità nel mondo del lavoro è da idioti perché non si possono avere posizioni aprioristiche su tale tema.

Faccio un paio di esempi:

1) in un’economia che funziona, flessibilità molto spesso è sinonimo di riallocazione immediata della forza lavoro nei settori produttivi che si dimostrano in un determinato momento più trainanti rispetto ad altri ( se oggi tira più la produzione di bulloni, il contabile, l’operaio ed il magazziniere si riallocheranno immediatamente in tale settore)

Al contrario in un’economia come quella italiana, la flessibilità è solo un voler trasferire il rischio d’impresa sui lavoratori ( se io sono un imprenditore e sono tartassato dalle tasse, vendo poco o voglio più utili, basta cacciare un pò di precari e così torno competitivo);

2) In un certo senso la flessibilità ha dato una mano ai giovani alle prime armi nei primi approcci con il mondo del lavoro permettendo di entrare sicuramente con rapporti instabili nelle aziende ma altrettanto sicuramente di riempire un curriculum che altrimenti sarebbe rimasto vuoto.

Da questi due esempi si evince che non ci sono crociate da fare sulla flessibilità ma semmai bisognerebbe orientarsi ad avversare quei meccanismi che trasformano la flessibilità in una sorta di precariato cronico e di lunga durata; in altri termini bisogna solo porre degli argini alla legge 30… e vabbè che devo fare esperienza ma non mi puoi farmi fare l’atipico a vita !!!
Ma analizziamo meglio le cose:
La progressiva diffusione dei contratti cosiddetti "atipici” ha ormai assunto, nel bene e nel male, un ruolo di rilievo nella dinamica dell’occupazione tanto che si può far risalire la ripresa occupazionale italiana all'inizio del 1998 con l’adozione del pacchetto Treu, che favoriva l’utilizzo di forme di lavoro a termine e a tempo parziale.
La riforma Maroni non ha fatto altro che proseguire nella deregulation iniziata nel ’98.
Da allora, infatti, la quota dei lavoratori impiegati a part time sul totale dei dipendenti è passata dal 7% a oltre il 12% nell’intera economia, arrivando a oltre il 16% nel settore terziario privato(Dati del 2003).
Anche i lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti salgono a loro volta, negli ultimi quattro anni, dal 7% a oltre il 12% se si escludono gli addetti all’agricoltura e al settore turistico-commerciale, dove è sempre stata alta l’incidenza dei lavoratori stagionali. Più elevata è, inoltre, la quota delle donne con contratti a termine e, soprattutto, quella dei giovani con meno di trent’anni, che raddoppia rispetto alla media degli occupati.

Ma è significativo anche l’aumento dei lavoratori assunti a tempo indeterminato e a tempo pieno, la cui dinamica nel corso del 1999-2003 ha chiaramente beneficiato degli incentivi (credito d'imposta) introdotti dalla Finanziaria 2001 per i nuovi occupati a tempo indeterminato e in seguito parzialmente confermati.
Se l’occupazione flessibile e precaria è considerata un fattore in grado di influenzare positivamente le statistiche, ritengo che sia fattore in grado soprattutto di influenzare negativamente la vita di tutti quei giovani che, accettando all’inizio della loro carriera lavorativa la flessibilità come buon modo per affacciarsi al mercato del lavoro, ne sono rimasti pian piano intrappolati.

La situazione complessiva del sistema Italia è abbastanza deludente e la lunghezza del ciclo economico negativo ha avvolto il nostro Paese in una spirale stagflattiva dalla quale difficilmente ci si potrà sottrarre se non con la radicale inversione di tendenza delle strategie economiche del nostro Paese.
Gli artifici finanziari dei Governi succedutesi negli anni capaci solo di fare cassa, le manovre non strutturali sui conti pubblici ed il mancato aggancio della ripresa economica mondiale, difficilmente permetteranno a questo Governo come altri Governi di liberare risorse fresche, utili ad intervenire nei settori nevralgici del malessere Italiano.
Certo se si evitassero demagogie e si indirizzassero i vari tesoretti alla riduzione del debito Pubblico, beh forse qualche risorsa fresca e strutturale la si riuscirebbe a recuperare.
L’economia reale del nostro Paese soffre la scarsa competitività nel settore dei servizi ove c’è poca concorrenza e la dinamica dei prezzi contribuisce massicciamente all’aumento dell’inflazione, elemento che più di ogni altro frena i consumi interni nel nostro Paese ed inficia la fiducia dei mercati e delle famiglie.
Se il sistema produttivo italiano, lungi dall’avere regali fiscali per giunta indirizzati quasi esclusivamente alle grandi imprese, avesse ottenuto dai Governi un concreto e generalizzato sgravio del costo del lavoro, forse avrebbe guadagnato in termini di competitività sui mercati esteri ed interni, avrebbe controllato la dinamica dei prezzi ed avrebbe raggiunto risultati lusinghieri in termini di occupazione stabile senza puntare sulla precarietà selvaggia.
Chiaramente, oltre all’inflazione cavalcante le famiglie hanno risentito di questa ondata di flessibilità selvaggia e miope che ha funzionato più come slogan che come moltiplicatore sull’occupazione.
La flessibilità, infatti, non è elemento che può aprioristicamente rendere virtuose le dinamiche occupazionali, non tanto dal punto di vista quantitativo quanto qualitativo.
In Italia, infatti, i contratti atipici hanno contribuito ad aumentare in termini meramente contabili il saldo occupazionale ma hanno diffuso un’incertezza ed un malessere sociale che ha paralizzato il sistema Paese.

Una politica del lavoro che non argini il ricorso sistematico e l’abuso del del precariato lavorativo per i giovani è definibile come liberismo selvaggio, far west e macelleria sociale.
Parimenti una politica del lavoro che miri ad abrogare la Legge Biagi, sarebbe definibile come demagogica e dannosa.
Per porre in essere una politica del lavoro che venga incontro alle esigenze delle nuove generazioni e della famiglia, forse sarebbe corretto non abolire tutte le forme di lavoro flessibile, ma correggerne le storture.
La legge 30 va emendata in modo che siano ben definiti e ristretti gli ambiti di applicazione del lavoro precario di cui oggi si abusa e che ad un aumento dell’insicurezza lavorativa corrisponda il giusto contrappeso in termini di ammortizzatori sociali e retribuzione..
E’ necessario che si limiti il pericolo del precariato cronico impedendo con sanzioni pesanti ai datori di lavoro di contrattualizzare perpetuamente lo stesso lavoratore a tempo determinato ricorrendo a semplici tecniche di elusione delle norme.
Sarebbe forse efficace incentivare le imprese ad assumere precari attraverso sgravi sul costo del lavoro proporzionali all’anzianità di precariato del lavoratore che assorbono con un contratto a tempo indeterminato e scoraggiando nel contempo il precariato perpetuo attraverso la progressività degli oneri a carico azienda calmierata sempre sull’anzianità di precariato del lavoratore.
Il Governo dovrebbe sostenere con maggiore forza il programma di riduzione del costo del lavoro rimodulando al rialzo gli oneri contributivi sul lavoro flessibile ed al ribasso quelli sui nuovi assunti stabilmente…. Invece per abolire lo scalone ha fatto l’esatto contrario !!!
E’ necessario riformare la Legge Biagi inserendo gli opportuni meccanismi di protezione sociale sui lavoratori espulsi dai processi produttivi aiutandoli nel loro iter di riconversione e riqualificazione e nella ricerca di una nuova occupazione.
Sarebbe anche importante che il Governo emendasse la Legge Biagi prevedendo pene più severe sul lavoro nero e sull’elusione delle norme come ad esempio il meccanismo del contratto a tempo determinato con successiva proroga, poi stacco di 20 giorni e successivo contratto a tempo determinato.
Tale meccanismo è attualmente consentito ed è il principale responsabile del cosiddetto precariato cronico.
Si tratta di tecniche che andrebbero scoraggiate oltre che vietate.

Urge riordinare un settore come quello delle norme in materia di diritto del lavoro, deturpato da una corrente di pensiero trasversale in base alla quale quanto maggiore è la flessibilità tanto più si sviluppa il mercato del lavoro.
L’incertezza sul futuro manifestata a più riprese dai giovani è li a dimostrare che tale assioma è errato se non prevede un argine a tali meccanismi.
L’ instabilità del lavoro, oggi più che mai costituisce il principale elemento frenante per la formazione di nuove famiglie, per la natalità, per la dinamica dei consumi e quindi per lo sviluppo del nostro Paese..

Non posso non ricordare inoltre che recenti studi hanno messo in evidenza nessi di causalità tra salute e stabilità lavorativa evidenziando che chi gode di forme contrattuali e retributive migliori, si sottopone più frequentemente a controlli medici e terapie preventive .
Allora smettiamo di credere alla favole di chi ci racconta che la flessibilità è un male e di chi ci viene a dire l’esatto contrario; sono le solite semplificazioni di una classe politica buona solo a sculettare in televisione.

77 commenti:

Anonimo ha detto...

Geronimo, d'accordo su tutto.
C'è però una cosa che vorrei farti notare, portandoti il mio esempio.
Io sono stato assunto nel 2000 a tempo determinato in una grossa azienda , e il motivo per il quale sono stato assunto era principalmente perchè avevo 22 anni e avevo studi specifici per il settore. Avendo 22 anni han potuto farmi un contratto di formazione di 18 mesi, poi rinnovato allla scadenza con un' assunzione definitiva. Io ti sto parlando del settore chimico-industriale, che in Italia è buono.
Ci sono altri settori che però non tirano , o per lo meno non consentono la creazione di imprese stabili. Esempio: asili nido. Per essere insegnante devi essere laureata. La laurea mediamente uno la consegue a 24-25 anni. Quindi ti sei già negato la possibilità di un contratto di formazione, che fa risparmiare il tuo datore di lavoro.Il quale per poterti assumere e tenersi il porsche cayenne decide di buttarsi sulla legge Biagi e ti fa un Co.co.co....
Questo è quello che è successo a mia morosa, la quale dopo anni in Co.co.co per essere messa in regola ha dovuto accettare una riduzione di 100 euro mensili sullo stipendio.
Insomma: a me una volta le cose sembravan molto più facili.
La scuola era più selettiva.Uscito dalle superiori avevi un diploma che ti permetteva un ingresso nel mondo del lavoro quando eri giovane, avevi 20 anni e quindi chi ti assumeva aveva un sacco di vantaggi facendoti i vari contratti di formazione.Se poi eri bravo ti confermavano.
Oggi invece la preparazione nelle scuole superiori è scesa , nelle aziende viene richiesto un certo tipo di preparazione e quindi per fare certi lavori (che magari una volta potevi fare col diploma superiore) ti chiedono la laurea.
Se ti laurei però non puoi più fare il contratto di formazione, perchè nel frattempo sei diventato "vecchio": per cui il datore di lavoro ti propone il cocode cococo e gallinate varie.Uno è costretto ad accettare.
Secondo me sarebbe sufficiente alzare l'età massima per i contratti di formazione (portarla tipo a 28 anni)e ristabilire in quali settori sia necessaria una laurea e in quali un semplice diploma.
Ad esempio: è veramente necessario essere laureati per fare le maestre d'asilo??
Oppure: è necessario essere laureati per fare i tecnici di laboratorio negli ospedali privati (ma anche in quelli pubblici, e 15 anni fa non era così!!)??
Vedo tanta gente con tante lauree strane, che sembrano studiate apposta per creare specializzazioni che in Italia non hanno sbocchi lavorativi, finire a fare i centralinisti perchè non c'è richiesta.
E si trovano a 30 anni a fare i centralinisti.
Io credo che sia necessario tornare ai vecchi tempi: quando ancora un giovane col diploma poteva trovare lavoro perchè preparato a fondo per il settore studiato e perchè giovane.
Oggi vedo tanti laureati rifiutati dalle aziende perchè troppo vecchi o perchè "con una laurea come la sua non è che si possa fare molto".
E comunque la legge Biagi va abolita.Indubbio.

Mirko

geronimo ha detto...

Innanzitutto grazie per l'assidua frequentazione del mio blog... mi fa veramente piacere avere te come ospite fisso; anzi se ti va estendi pure l'invitoo a chi vuoi.
Passo a rispondere alle questioni che tu poni sul tavolo:
che il sistema formativo italiano sia stato rinnovato in senso peggiorativo, questo è indubbio.
E' altrettanto vero che in Europa si sono diffuse a tal punto le mini lauree inducendo purtroppo l'italia ad adeguarsi agli standards.
E' anche vero cHe in Europa i ragazzi si laureano molto prima per cui non arrivano vecchi nel mondo del lavoro ( e neanche infarciti unicamente di teoria come spesso accade in Italia).
Quanto alla Legge 30, come scrivo anche nel post, io vedrei più una serie di modifiche che arginino la furbizia dei datori di lavoro.
Bada bene che i furbi non si trovano solo nel settore privato ma anche in quello pubblico.
Io lavoro in un istituto il cui azionista è pubblico
Qui fanno il giochetto di prenderti a tempo determinato, poi ti fanno la proroga per un totale di due anni , poi ti fanno fare lo stacco di 20 gg e poi ti rifanno un contratto a tempo determinato fintamente nuovo.
Allora io penso che siano queste le cose da impedire, non è produttivo ingessare il mercato del lavoro ma arginare gli stravizi di datori di lavoro che ne approfittano.
Allora io direi al Ministro Daminao che fa tanto il figo con i privati di guardarsi prima in casa propria e poi fare la predica agli altri.
Quanto ai paletti che tu mi accennavi... beh come non essere d'accordo?

Anonimo ha detto...

io sarei curioso di sapere chi sei



marco

geronimo ha detto...

ciao marco molto piacere mi chiamo geronimo...
cmq se tu sei marco ...dal tenore delle mie argomentazioni dovresti aver capito

Anonimo ha detto...

Non ho il cayenne anche se sono un libero professionista.Sono in società al 40% con lo stato ...dimmi tu se la gente ci crederà mai....il rischio d'impresa ?Mica ne tengonoconto...noi nasciamo direttamente su un panfilo...

geronimo ha detto...

scusa anonimo ma non ho capito un caxo

Anonimo ha detto...

L'anonimo penso ti stia dicendo che lui è un libero professionista, in società con lo stato.Probabilmente ha qualche cosa che va avanti con gli appalti o le sovvenzioni...Mi vien da pensare ad un asilo privato, visto che sono in tema...
Ti sta dicendo che il Cayenne non ce l'ha perchè fa fatica ad arrivare a fine mese...
Magari questo anonimo ha dei dipendenti assunti col Co.co.co...per necessità.
Da qui torniamo al discorso iniziale.
Bisogna favorire la libera impresa, ma non è con la legge 30 che si favorisce.
Io resto dell'idea che il contratto di formazione sia la base per dare solidità nel rapporto di lavoro ad entrambi: datori e dipendenti.
Agevolazioni fiscali per il datore che assume persone con contratto di formazione, ed una tantum statale al datore a seguito dell'assunzione dello stesso dipendente a tempo indeterminato.
Secondo me basterebbe alzare l'età massima per i c.d.f , portarla a 30 anni invece che a 23 come adesso.
Questo per il privato.
Poi nel pubblico non so...non oso neanche pensare...

Mirko

Anonimo ha detto...

geronimo tu sei il pluripregiudicato della prima repubblica e ancora parli ma pens'a 'salut'

Anonimo ha detto...

io il pregiudicato di che?
orami siete al delirio.
Il livore di Travaglio vi fa male alla salute

Anonimo ha detto...

che blog del cazzo

Anonimo ha detto...

bel commento

Anonimo ha detto...

Geronimo ti hanno sgamato!!!.Altro non sei che Paolo Cirino Pomicino.
Che onore averti conosciuto e parlato assieme!!
Addirittura Cirino Pomicino saresti adesso...
Per fortuna che il Geronimo indiano è morto altrimenti dicevano che eri lui...
La prossima volta che fai un blog scrivi Clark Kent: si sa mai che qualcuno cominci a chiederti di salvare il pianeta.

Firmato
Aquila Calva (alias Spadolini)
Mirko

Anonimo ha detto...

a pomicì ma vattelapigliaunderculo

Anonimo ha detto...

Il fatto di non avere argomenti da contrapporre spingono i blogger a sparare cazzate sull'identità degli autori dei blog.Premesso che bloggare non è un obbligo invito tutti coloro i quali devono scrivere cazzate ,di fare "altro".Bloggare significa confrontarsi con opinioni non necessariamente concordanti.Se nn si ha nulla da dire ,andatevi a fare un giro in moto.
Sbirulino

Anonimo ha detto...

e quindi per voi sarei cirino pomicino?
hahahahaha
siete dei ragazzini pippaioli

Anonimo ha detto...

Pensa Pomicino che scrive un blog...ma questi so malati....
Sbirulino

Anonimo ha detto...

Cari pippaioli
noto con piacere che siete venuti sul mio blog carichi di idee, proposte ed osservazioni... mi avete addirittura affibiato l'identità di cirino pomicino...
lo dico io che travaglio vi fa male alla salute

geronimo ha detto...

per aquila calva ( spadolini) stai attento ci hanno beccato !!!
per sbirulino ( alias aldo moro) ho un messaggio in codice: fgibodgi e tu sai che voglio dire...


scherzi a parte sono stato anche accusato di drenare blogger dal blog"demente mastella" ... uno che chiede un confronto attira bloggers?
haha ho capito... forsr perchè in quanto pomicino ho bisogno di elettori per rifare la dc!!!!!

Anonimo ha detto...

È uno dei 24 parlamentari italiani che hanno ricevuto condanne penali in via definitiva: è stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione per finanziamento illecito (tangente Enimont) e ha patteggiato una pena di due mesi per corruzione per fondi neri Eni.

MARIUOL'

Anonimo ha detto...

ok mariuol,sei preparatissimo su pomicino(presumo meno su quelli di sinistra ma questa è un'altra cosa...)quindi ?Che c'entra?qui si stava parlando del fatto che Geronimo(delblog) fosse cirino pomicino.Hadetto di no.Basta .Andiamo avanti che ne dici??
Sbirulino(pseudonimo di nonna papera)

Anonimo ha detto...

ricchiò che fai te la canti e te la suoni da solo


mariuol

geronimo ha detto...

beh il suo nick name ( mariuò) è tutto un programma... la dice lunga anche sul modo di comportarsi

Anonimo ha detto...

Gerolamo sei un minchione, ma come fai a dire delle minchiate, ragiona con la tua testa di minchia per dindirindina!

Minchia ho esagerato!!

Scusa sono un catto-comunista incazzato.

piripicchio ha detto...

io penso che sei un coglione

Anonimo ha detto...

Sono Perplesso....Tutte le volte che c'è un idea nuova e uno con un po' di cervello,coglioni e indubbia preparazione,che tenta di dialogare (ricordiamoci che stiamo recriminando alla "casta" politica di non dialogare coi cittadini e non interessarsi ai problemi reali!!!)....immancabilmente appaiono insulti senza scopo alcuno.....perchè? Provate a portare delle tesi che supportano i vostri commenti, anonimi ed insignificanti imbecilli! Altrimenti cambiate blog, chi ve lo fa fare di star qua a leggere....

Anonimo ha detto...

sei talmente una munnezza che ti piacerebbe avere gli stessi commenti di demente ma nessuno ti caca!! LOTA

Anonimo ha detto...

io la penso come piripicchio

Anonimo ha detto...

caspita ci fosse un commento, un'idea...!!!

Anonimo ha detto...

munnezz fai a fare gli scippi

Anonimo ha detto...

Minchia quanti ragazzini ignoranti...
ma qualcuno oltre a contestare in maniera aggressiva e maleducata è in grado di discutere?
Ecco cosa producono i telepredicatori:
masse incolte che diventano ciecamente aggressive

Anonimo ha detto...

ma sai parlare solo in napoletano?
l'italiano no?

Anonimo ha detto...

scusa geronimo ma mi spieghi che significa il passaggio nel quale per abolire lo scalone hanno aumentato le tasse sul lavoro?
Grazie
Michele

Anonimo ha detto...

Con molto piacere Michele:
quando si è pensato di eliminare lo scalone, bisognava contestualmente trovare risorse aggiuntive capaci di tappare il buco creato dalla mancata applicazione della riforma Maroni.
Una parte delle risorse derivano dall'aumento dei contributi a carico dei cococo .
Tali lavoratori adesso sono penalizzati perchè hanno un lavoro precario e perchè i contributi che versano vanno a finanziare non la loro pensione ma la pensione dei tempi indeterminati che vogliono andare in pensione giovanissimi.

Anonimo ha detto...

io non capisco ....anzi forse ho paura di capire.La qualità( si fa per dire ) dei commenti(es coglione,munnezza, etc ) la dice lunga sulla qualità degli elettori.Ho paura degli ignoranti, di quelli che non hanno una tesi da contrapporre.
La democrazia è una bella cosa perchè il popolo è sovrano.
Il problema è di che razza di popolo stiamo parlando.Penso che ci siano più persone che insultano di quelle che dialogano.
Ma tutti,ignoranti e pensanti,hanno facoltà di votare.
Sbirulino

Anonimo ha detto...

io non capisco ....anzi forse ho paura di capire.La qualità( si fa per dire ) dei commenti(es coglione,munnezza, etc ) la dice lunga sulla qualità degli elettori.Ho paura degli ignoranti, di quelli che non hanno una tesi da contrapporre.
La democrazia è una bella cosa perchè il popolo è sovrano.
Il problema è di che razza di popolo stiamo parlando.Penso che ci siano più persone che insultano di quelle che dialogano.
Ma tutti,ignoranti e pensanti,hanno facoltà di votare.
Sbirulino

Anonimo ha detto...

POMICINO alias GERONIMO È uno dei 24 parlamentari italiani che hanno ricevuto condanne penali in via definitiva: è stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione per finanziamento illecito (tangente Enimont) e ha patteggiato una pena di due mesi per corruzione per fondi neri Eni.

Anonimo ha detto...

a pomicì vattelapiglianderculo

Anonimo ha detto...

ao ma stai con un piede nella fossa e pensi ancora sgraffignare!!

Anonimo ha detto...

ma a parte le banalità e gli insulti sapete dire altro?

Anonimo ha detto...

E Cirino Pomicino mi mise dietro la lavagna
Scritto da Nando dalla Chiesa
Friday 06 April 2007
E così Paolo Cirino Pomicino è andato all'assalto del sottoscritto. Lo ha fatto scrivendo al Corriere con toni e insinuazioni che non so francamente se il Corriere avrebbe pubblicato a parti invertite. Che è successo? E' successo che in una breve intervista sul codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione antimafia avevo proposto che esso non venisse limitato alle candidature ai consigli comunali e provinciali. Ma venisse esteso anche alle candidature al parlamento. E avevo aggiunto che altrimenti si continuerà con l'andazzo dei pregiudicati infilati nella commissione antimafia, citando il recente caso di Cirino Pomicino, appunto, e di Alfredo Vito. Che ci volete fare, mi sono abituato a smorzare il più possibile i toni quando faccio polemiche. Ma l'uso del termine "pregiudicato" mi è venuto spontaneo di fronte all'enormità simbolica della presenza di quei due signori in Antimafia. Be', l'esimio politico napoletano mi ha voluto rispondere al cubo. E si è prodotto in una serie di accuse. Ha detto che credo di essere un politico sol perché sono parlamentare. A parte che non sono parlamentare, mi fa piacere che Pomicino, con il suo metro, non mi consideri un "politico". E mi consideri, invece, un "predicatore" e un "quaquaraquà", ossia il peggio dell'umanità nella visione sciasciana del mondo. Meno piacere mi fa l'insinuazione che io abbia goduto, come lui, di finanziamenti illegali. Insinuazione fondata sul fatto che io non mi levai in piedi in parlamento quando Bettino Craxi, in segno di sfida, chiese di farlo a chi non avesse mai ricevuto soldi illegalmente. Pomicino riconduce l'episodio al luglio del '92. Ma secondo me ricorda male. Il fatto accadde, a mia memoria, nell'aprile del '93, quando Craxi si difese da cinque richieste di autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Quella volta nessuno dei miscredenti si alzò in piedi. Ma solo per una forma di rispettosa pietà nei confronti di un uomo (Craxi) che si sentiva come un animale braccato, non certo perché avessimo la coda di paglia. Vedete che cuore tenero che hanno i "savonarola" o "giustizialisti". E poi gli viene rovesciato addosso come segno di colpa...

Infine Pomicino mi sfida a firmare una sua interrogazione sui mafiosi messi sotto protezione nonostante i loro reati. Immagino ce l'abbia con i mafiosi "pentiti" (e lo capisco). Ma queste interrogazioni spacciate per atti decisivi mi hanno un po' stancato. Tanto più che io, non essendo in parlamento, non posso firmare proprio niente. Pomicino chiude dichiarando, con riferimento a se stesso e alle ingiustizie che subisce, che in politica bisogna avere santa pazienza. A me pare che la santa (santissima) pazienza venga richiesta invece al paese nel suo complesso. Perché dopo avere visto ingigantire il proprio debito pubblico quando il "nostro" faceva -in quota andreottiana- il presidente della commissione Bilancio, ora l'Italia se lo deve anche vedere moraleggiare in parte di "vittima", mentre dichiara di non potere essere definito un "pregiudicato" perché dopo cinque anni dalla condanna si avrebbe diritto alla "riabilitazione". Mah, chissà che c'entra...Pregiudicato è chi ha riportato condanne penali. Che si ricordano o meno (o almeno: io ricordo o meno) in relazione all'arroganza o all'umiltà dell'interessato. Confido, in ogni caso, che sul Corriere sia pubblicata la mia replica.

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Commenti
che desolazione!
Scritto da kappa il 2007-04-12 13:08:33
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Gia' fa specie che uno come Pomicino faccia parte della commissione antimafia... ma che abbia anche da fare lezioni di moralita'!
D'altra parte che aspettarsi da uno che sulla sacrosanta campagna "Parlamento Pulito" di Beppe Grillo ha detto: "Lei confonde la politica con la giustizia"?

malaffare e disincanto

Anonimo ha detto...

X I PIPPAIOLI

fa piacere che mi informiate su pomicino... ma che minchia c'azzecca con tutto il post?

Anonimo ha detto...

Potrete ingannare tutti per un po'. Potrete ingannare qualcuno per sempre.
Ma non potrete ingannare tutti per sempre

geronimo ha detto...

x zi pietro
l'unica risposta che mi viene in mente è:
e sti caxxi

Anonimo ha detto...

Cirino Pomicino Paolo. L’autore dell’architettura economico-finanziaria della Tav. Dopo aver coinvolto Fiat, Iri e Eni, 21 banche e le maggiori imprese di costruzioni, si dovette a lui, allora ministro del Bilancio, la prima grande bugia, che la Tav fosse un affare privato. Così si potè affidare a trattativa privata l’incarico ai General Contractor (V.), altra invenzione pomiciniana.
Poi ‘O Ministro ricicciò la «concessione di sola costruzione» e la «concessione di sola progettazione e costruzione» (V.) utilizzate nella ricostruzione post terremoto in Campania e con cui Tav affidò i lavori a Fiat, Iri e Eni e questi a loro volta affidarono gli appalti ai sette consorzi. Secondo le norme europee le concessioni erano appalti e ci sarebbe voluta una gara, ma non per Pomicino & C. L’invenzione assoluta il ministro del Bilancio la partorisce quando si tratta di scegliere il contratto tra Fs e Tav coniando la «concessione per lo sfruttamento economico»

geronimo ha detto...

si ho capito e che ci posso fare?

Anonimo ha detto...

Tav spa. La storia della Tav spa comincia il 7 agosto 1991. Nacque pronunciando un’enorme bugia, quella che i 100 miliardi di lire del suo capitale fossero al 60 per cento capitale privato e al 40 per cento pubblico. Non era vero, erano tutti pubblici. Le 21 banche presenti erano quasi tutte pubbliche e le private arrivavano al 10 per cento del capitale. La maggioranza assoluta era delle Fs, le quali detenevano il 45 per cento delle quote più il 5,5 per cento attraverso la Banca Nazionale delle Comunicazioni, la banca delle Fs. Dalla madre di tutte le bugie Tav scaturì la possibilità di affidare la costruzione delle infrastrutture a dei general contractor (V.) mediante trattativa privata. Di seguito venne propalata l’altra grande bugia, che l’opera verrà finanziata sempre al 60 per cento da capitali privati. Invece fu lo Stato a garantire «il finanziamento del 40 per cento in conto capitale, mentre il 60 per cento doveva essere ricercato sul mercato dei capitali con prestiti che ovviamente dovevano essere restituiti con interessi di mercato; poco importava anzi bastava tenere riservato il fatto che gli interessi fino alla realizzazione dell’opera dovevano essere pagati dallo Stato così come la restituzione dei prestiti doveva essere garantita dalle stesse Fs e dallo Stato» (I. Cicconi, La storia del futuro di Tangentopoli, pag.188). Nacque poi il problema di legare Fs e Tav. Le Fs dovevano finanziare solo il 40 per cento dell’opera per cui la Tav con un contratto di concessione di gestione poteva rientrare del 60 per cento sborsato privatamente tramite gli incassi della gestione. Ma per rientrare dei soldi spesi Tav avrebbe impiegato almeno 350 anni. Allora venne coniata la «concessione per lo sfruttamento economico» per giustificare il trasferimento di risorse dallo Stato alle Fs. Un trasferimento impossibile: negli accordi di programma non viene mai detto come i privati dovevano finanziare il 60 per cento né come lo avrebbero recuperato. Di fronte a questi silenzi, Eni e Iri, due dei tre general contractor, si fanno da parte, indicando delle loro società collegate, Snam e Iritecna mentre il terzo, la Fiat , firmò all’ultimo momento, il 15 settembre, solo quando ebbe la certezza della copertura da parte dello Stato. Nel dicembre 1991 vennero firmati i contratti tra Tav e i consorzi, Cepav uno e due, Iricav uno e due, Cavet, Cociv, Cavtomi, accordi di massima con una sola certezza: «Tav spa paga il 100 per cento dei costi previsti nei contratti, nessun rischio è a carico degli imprenditori» (Cicconi, op. cit., pag. 192). Il capolavoro è fatto. L’Italia potè rispettare il parametro di Maastricht che impone al 3 per cento il rapporto tra deficit e Pil ed entrare trionfalmente in Europa. Il 10.3.1998 cadde la maschera: le Fs acquisirono il 100 per cento di Tav spa e dal 1.1.2003 la Tav è entrata nell’orbita della società Infrastrutture spa con azionista unico la Cassa Depositi e Prestiti. Infrastrutture si accolla quel 60 per cento finto privato e trasforma in capitale sociale il 40 per cento pubblico, allungando al 2061 la concessione alla Tav. Lo Stato continuerà a coprire la quota relativa agli interessi intercalari fino alla conclusione dei lavori; quando la Tav funzionerà il debito sarà coperto, sia per la quota relativa agli interessi che per quella relativa al capitale, dai proventi dello sfruttamento economico. Lo Stato si farà carico anche di integrare quella parte del debito che i proventi non riusciranno a coprire (50 per cento. Appena Infrastrutture spa sarà operativa, Tav sarà finanziata con il collocamento della prima emissione obbligazionaria

Anonimo ha detto...

a pomicì te stanno rinfrescando la memoria

geronimo ha detto...

poverini hanno la meningite...

Anonimo ha detto...

ti è piaciuta la rete e pomicì???

geronimo ha detto...

scrivi scrivi... non mi dispiace mica.
Solo che non c'entra una mazza col post.
Ma comunque mi fa piacere che scivete così fate ste figure mediocri...

Anonimo ha detto...

Forse non ho capito io ...ma questo blog riguarda le malefatte di Pomicino oppure altro? o sono io che non ho capito nulla oppure qui ci sono dei cerebrolesi.
Sbirulino

Anonimo ha detto...

il post è "igiovani,la flessibilità e le bugie della politica",le risposte,tranne qualcuna,sono off topic...vale a dire ,se non volgari(ma non per le parolacce,figuriamoci, ma per un livore immotivato, ed insulti anch'essi off topic) .
Ragazzi curatevi e scegliete uno bravo

Anonimo ha detto...

grandissima mappina la conosci la vergogna ?

Anonimo ha detto...

grazie zi pietro se non ci fossi tu

Anonimo ha detto...

curnutone

Anonimo ha detto...

grantissimoo cornacopia

Anonimo ha detto...

si vede che un blog di terroni e ladroni

Anonimo ha detto...

per il napoletano bastardo e per il cretino che copia e incolla notizie di pomicino:
il post parla di altre cos... voi avete un pensiero sul precariato e sulla flessibilità?
sicuramente no perchè siete delle capre.
Se vostra madre il giorno che vi ha concepito l'avesse preso in culo, staremmo rurri più tranquilli.
Ma tanto vostra madre ha fià pagato il suo conto con la vita crescendo dei mangiapane a tradimento anche parecchio handicappati.
Sandro

geronimo ha detto...

Sandro la tua reazione è esagerata... si badi non ho detto non condivisibile.
Comunque non ve li cagate ... non si infierisce sui ragazzini , sopratutto se hanno problemi.
Tra l'altro i commenti sono pure teneri... ma non vi fanno pena?

Anonimo ha detto...

a me non fanno pena...
Sandro

Anonimo ha detto...

Napoli, Napoli, Napoli. Parlano tutti. La camorra uccide. La città ha paura e si interroga. Lo Stato corre ai ripari. Mentre due vecchi viceré dei disastri andati tentano un’operazione impossibile. Un mostruoso lifting della loro storia di uomini che a Napoli hanno gestito il potere per un ventennio e più. In un colpo solo quei due uomini provano a far dimenticare ad una Italia smemorata cosa furono «i loro anni». «Questo qui è peggio di noi» hanno sentenziato Antonio Gava e Paolo Cirino Pomicino ai cronisti che gli hanno chiesto lumi e giudizi su Bassolino.
«Quando a Napoli c’eravamo noi», è il ritornello recitato in questi giorni con patetica nostalgia da don Antonio e da Paolo «’o ministro». I cronisti annotano, si compiacciono dell’innocente «ciciniello» (l’abnorme anello infilato sul dito di Gava gioia e dolore delle tumide labbra dei fedelissimi) e della colorita parlata di Pomicino e passano oltre. «Scurdammece ‘o passato».
Anni Ottanta. Il terremoto. Anni Novanta. Il sacco di Napoli. 24 giugno 1993, la giunta comunale della città dichiara lo stato di dissesto del Comune. 12 agosto, il Capo dello Stato accoglie la richiesta del ministro dell’Interno di sciogliere il Consiglio. Il sindaco della città, Tagliamonte: «Siamo decisi ad assicurare la governabilità...». Su 80 consiglieri comunali del consiglio eletto nel ‘92, 18 sono raggiunti da ordini di cattura. Sette del Psi, 5 Dc, 2 repubblicani, 2 liberali, 1 a testa per Pds e Msi. Nel calderone della Napoli bollente di quell’anno finiscono anche 2 consiglieri provinciali (un liberale e un Dc), 13 consiglieri regionali (7 Dc, 5 Psi, 1 Pli). «Tutti questi amministratori - si legge nella relazione sulla camorra della Commissione parlamentare antimafia del 21 dicembre 1993 - sono stati coinvolti in vicende giudiziarie connesse alla loro attività di governo e spesso in concorso con elementi della camorra». Questo accadeva nei tempi d’oro dell’«eravamo meglio noi».

Era la Napoli di Gava e Pomicino, dove la camorra era fortissima. Organizzata. Politica. Violentissima: 2621 omicidi, il 21% degli assassinii di tutto il territorio nazionale, dal 1981 al 1990. I clan sono 111 nel ‘93 e gli affiliati 6700. In città 25 sono i gruppi dominanti. Nel decennio la camorra si è ingrassata col terremoto e le grandi opere pubbliche. Una torta da 60mila miliardi di vecchie lire dell’epoca. «L’attività di ricostruzione - si legge nella relazione dell’Antimafia - è caduta quasi interamente nelle mani della camorra che controllava capillarmente il territorio». Ma il passato va «scordato». E così nel 2005, venticinque anni dopo la tragedia, gli amministratori pubblici della Campania - questa volta tutti di centrosinistra - il terremoto lo ricordano tra fiumi di lacrime e litri di champagne. Si distribuiscono medaglie, onorificenze. La retorica seppellisce gli scandali del passato. «’O ministro» e don Antonio sono raggianti.
Cemento, appalti, rapporti con le grandi imprese del Nord e legami con la politica: la ricetta era questa. Eppure, in un freddo pomeriggio di febbraio del 1992, Paolo Cirino Pomicino lancia la grande idea per la città. Appalti pubblici per migliaia di miliardi. «Neonapoli», la chiama e il gioco è fatto. A quel tempo «’o ministro» non conta moltissimo nella Dc napoletana: appena il 25%, poco rispetto al 60 dei suoi due rivali storici, Gava e Scotti. Come risollevarsi? Semplice, proponendo un nuovo ciclo del cemento: 7227 miliardi di lire per rifare il volto della città. Nuovi quartieri, 150mila vani, speculazioni edilizie su Bagnoli e Napoli Est. La città degli affari applaude. «Perché questa - spiega all’epoca Mirella Barracco - è una realtà dove è possibile ogni fondazione e ogni rifondazione. Qui si è costantemente all’anno zero». Pomicino è un occasionista, si fa moderno Principe, parla a quei ceti che aspirano ad un diverso sviluppo della città. Il progetto muove tanto fumo. Poi si ferma. La storia prende un’altra piega.
Aprile 1981. Sulla carne di Napoli e della Campania le ferite del terremoto sanguinano ancora. La città è sconvolta dall’irrompere sulla scena della follia brigatista. L’azione più eclatante è il sequestro di Ciro Cirillo, braccio destro di Antonio Gava. Lo tengono prigioniero per 90 giorni. Tre mesi e succede di tutto. Imprenditori napoletani vicini al partito di Gava raccolgono fondi, la Dc e i servizi segreti trattano con Raffaele Cutolo e le Br per la liberazione del notabile di Torre Del Greco. Quello che non era stato fatto per Aldo Moro viene fatto per Ciro Cirillo. Alla fine viene pagato un riscatto: 1miliardo e mezzo alle Br, quasi il doppio a Cutolo. Il resto della storia è una lunga catena di morti, almeno 12 possibili testimoni. Depistaggi. Uccisioni per fermare la verità. Antonio Ammaturo, capo della Squadra Mobile di Napoli, aveva scritto un dossier sui retroscena di quel sequestro, viene ucciso dalle Br nell’82. Il commando gode dell’appoggio di uomini della camorra. Quando sei anni dopo il giudice istruttore Carlo Alemi consegna la sua inchiesta sul sequestro Cirillo, viene attaccato in Parlamento e definito dal capo del governo «un giudice che si è posto al di fuori del circuito istituzionale». Presidente del Consiglio era Ciriaco De Mita, ministro dell’Interno Antonio Gava. Alemi fu messo sotto inchiesta dal Csm. Aprile 2001, Ciro Cirillo viene intervistato da Giuseppe D’Avanzo de «La Repubblica». «Signore mio - dice - la verità sul mio sequestro la tengo per me. Ho scritto tutto in una quarantina di pagine che ho consegnato al notaio. Dopo la mia morte si vedrà». Accadeva a Napoli, ai bei tempi di quelli che «eravamo meglio noi».

geronimo ha detto...

ok bravo

Anonimo ha detto...

rispondo di nuovo a sandro (alias geronimo alias pomicione)se tua madre si fosse limitata a prenderlo solo nel culo in Italia ci sarebbe stato un mariuolo in meno


p.s.(perchè questo è l'unico post che cancelli?)

geronimo ha detto...

cerco di fare pulizia e magari me ne sfugge qualcuno... ok se preferisci ti faccio sfogare .
Ma hai qualche problema?
vuoi parlarne?
io ti ascolto

Anonimo ha detto...

sei grande

Anonimo ha detto...

evidentemente non vuoi parlarne.
Guarda che se sei depresso o hai qualche problema psicologico, non è scrivendo in maniera compulsiva ed ossessiva su un blog che risolvi...

Anonimo ha detto...

si vede che sei un dottore ma non preoccuparti per me sto benissimo io invece mi preoccupo per te e penso come mai un'intelligenza come te non si sia ancora stancato della politica (che ho sempre considerato sporca)o che non faccia in qualche modo saltare il banco facendo finalmente un servizio per il suo paese ma soprattutto per la sua città

Anonimo ha detto...

ma tu sei veramente convinto che io sia pomicino?

Anonimo ha detto...

va buò

Anonimo ha detto...

tutti siamo stanchi della politica,presumibilmente anche geronimo.
Il problema è uno solo.Purtroppo la politica è il male minore.A me non piacerebbe un colpo di stato.Capisci perchè siamo qui a parlare di politica?
Piccola considerazione.La politica dovrebbe essere nobile.E' palese che da un pò di anni nobile non è .
Questo post è di "politica" nel senso che da un'opinione personale su quelle che dovrebbero essere le scelte migliori da parte della classe politica.
La classe politica in questo post è stata definita come "buona a sculettare solo in televisione" quindi non mi pare si faccia l'elogio della politica .Premesso che ai tempi dei nostri padri è stata molto ma molto più seria di quella di oggi.Questa è un'affermazione trasversale ,vale tanto per la destra quanto per la sinistra,con un distinguo .
Mentre l'assioma Berlusconi-ladro era sbandierata da tutta la sinistra,quando poi i giudici miracolosamente scoperchiano la fogna di sinistra ,la buttano a quel posto a Mastella,come se un esecutivo facesse acqua solo per colpa di uno solo,solo per distrarre l'opinione pubblica.Loro si sono sempre dichiarati moralmente superiori ,ma mi pare non sia vero...

Sbirulino

Anonimo ha detto...

Ciao geronimo oggi ero a casa e ho guardato dalla camera il collegamento su una discussione che riguardava proprio il precariato.Ti giuro che avrò contato sì e no 30 parlamentari presenti.Eppure si stava discutendo di un problema serio.
Una cosa scandalosa.
Volevo chiederti cosa ne pensi di questo Di Pietro che si schiera con grillo :ci crede veramente o è il solito modo per prendere un pò di voti?
Mirko(alias aquila calva)

Anonimo ha detto...

Sbirulino io non sono d'accordo conte quando dici che ci vorrebbe un colpo di stato.E' un eccesso:con un colpo di stato cosa credi di ottenere??Solo il caos.
Invece noi abbiamo bisogno di una politica trasparente, in cui le scelte vengano fatte dalle istituzioni su richiesta dei cittadini.
Io sarei addirittura per l'abolizione del bipolarismo.Tornare ad un governo fatto dai partiti che han preso più voti:nessuna alleanza , nessun rischio che un Mastella possa finire ministro pur avendo l'1'4% dei voti....Potere decisionale ai cittadini sui decreti leggge mediante voto via sms o internet:si eviterebbero scelte come l'indulto.
E tante altre cose.
Ma il colpo di stato lascialo perdere: che ci si mette a fare, una marcia su roma???Per poi creare cosa e in mano a chi??
Mirko

Anonimo ha detto...

Sbirulino scusa ma ho letto il contrario di quanto avevi scritto.Scusami.
Mirko

Anonimo ha detto...

Caro Mirko
Ben tornato...
non mi spaventa tanto l'insensibilità dei parlamentari sul precariato quanto le risposte poco intelligenti che la politica da sul tema.
Come dicevo sul post è il presupposto che vuole i partiti divisi ideologicamente su tale tema la prima cosa che non funziona e che appare quantomai superficiale... figurarsi l'approccio al problema !!!
Anche io ho sentito Di Pietro da Costanzo l'altra sera.
Guarda io non ho una cattiva opinione dell'ex Pm... solo che parla sempre di manette, delinquenti, mandare in carcere, processi penali, ladri, tangentari ecc.
Non penso che la politica sia solo una battaglia per la legalità.
Penso la politica sia anche altro ( proprio tu mi parlavi per esempio del precariato)
Siccome anche Di Pietro purtroppo applica leggi di mrketing nella comunicazione politica, ha capito che il suo target è quello giustizialista, un pò populista e qualunquista e molto si avvicina al bacino di utenza di Grillo.
Di Pietro in realtà cavalca da anni questo tema per cui un pò per convinzione ed un pò per calcolo di bottega ha ritenuto giusto accodarsi a chi ha più visibilità di lui ( almeno in questa fase) sulla questione morale.
Penso anche che se continuiamo a fare molto marketing e poca politica otterremo l'effeto di aizzare la gente facendola diventare disfattista e non cominceremo mai una seria autocritica sui mali dell'Italia.

Anonimo ha detto...

Sbirulino hai colpito nel segno.
Io non voglio scegliere tra politica e antipolitica... sono convinto che per migliorare la Nazione sia necessaria la BUONA POLITICA

Marco Paperini ha detto...

Lascio a commento la mia personalissima esperienza; ho 27 anni, studente in fisica. Già all'età di 14 anni ho iniziato a lavorare: carico e scarico merci nel magazzino di una catena (tipo euronics, per intenderci) e ho ripetuto l'esperienza estiva per ogni anno, fino all'iscrizione all'università.
Durante l'Università ho iniziato a fare il cameriere a tempo piu o meno fisso: ogni fine settimana e a tempo pieno i mesi estivi, tranne un anno in cui ho fatto il manovale in un'impresa di edilizia, al "nero". Il lavoro da cameriere era "più o meno" regolare: regolare assunzione (contratto a chiamata) ma cifre dichiarate irrisorie...e a me stava anche bene, in fondo.
Da 2 anni ho aggiunto, durante i mesi estivi, due stage in un laboratorio chimico-fisico: contratto a termine di due mesi, secco.
Per mia esperienza i contratti cosiddetti di precariato non sono disdicevoli: permettono di compiere quella "prova" che prima veniva richiesta senza compenso alcuno: quale imprenditore assume ad occhi chiusi? Certamente non esimo le critiche: spesso i lavori "sporchi" vengono appaltati a ditte esterne che non assumono personale a tempo indeterminato ma con contratti a tempo, ad obbiettivo. La legge attuale non è malvagia: permette di regolarizzare tutti quei lavori che altrimenti verrebbero svolti in nero: quale gestore di ristorante si può permettere di assumere indeterminatamente il personale di cui necessita durante il weekend per doverlo poi pagare anche negli altri giorni? ...ed un albergo di Rimini, aperto solo 5 mesi all'anno?
Ovviamente a corredo andrebbero previsti casi limite: che senso ha che la mia società dia in appalto il lavoro che svolge al suo interno? Che senso ha che io lavoratore venga assunto in continuazione per fare il solito lavoro dentro la medesima azienda senza mai poter essere tranquillo e poter così sottoscrivere un mutuo per stabilizzarmi? Penso che non sarebbe arduo trovare una soluzione legislativa al problema: un semplice limite al numero di contratti consecutivi nella medesima azienda credo potrebbe sfoltire già molto.
Aggiungo, però, una cosa essenziale.
Mi vien da ridere quando vedo gli operai che sbuffano per la loro condizione, oppure gli operatori di call center: noi giovani dobbiamo renderci conto che per entrare stabilmente nel mondo del lavoro non dobbiamo esigere un contratto ma offrire una prestazione specializzata. Difficilmente una ditta riuscirà a rimpiazzare un operaio specializzato, oppure un tecnico capace ... e in questa difficoltà noi lavoratori possiamo farci forti mentre se il nostro lavoro è "comune", ossia rimpiazzabile da altre persone appena arrivate allora si che non possiamo e non potremo mai pretendere.

geronimo ha detto...

Caro Marco Paperini
anche io sono un precario e, da precario, ti dico che le tue considerazioni sono sacrosante.
Proprio in ciò che affermi tu c'è la differenza tra precariato e flessibilità.
Io sono a favore della flessibilità mentre odio quell'inutile accanimento verso le nuove generazioni che si chiama precariato.
La flessibilità permette di fare la gavetta e da giustamente l'opportunità all'imprenditore di provare il lavoratore anche perchè è giusto che un contratto di lavoro non sia un matrimonio.
Anche sul lavoro stagionale io ammetto una certa occasionalità connessa al tipo di attività svolta dall'impresa.
E' chiaro che il legislatore ha giustamente previsto tali fattispecie proprio per venire incontro agli operatori economici.
Purtroppo siamo in Italia ed in questa nazione non è possibile fare norme che lascino al buon senso dell'operatore economico la buona creanza di non abusare.
La nostra classe imprenditoriale ha subito ecceduto in furberia e si è messa a fare contratti flessibili inventando contratti a progetto anche dove di progetti non si vede neanche l'ombra.
E' per questo che io non butterei via la legge Biagi ma inserirei delle clausole di salvaguardia contro gli imprenditori furbi...
ben consapevole che tali furberie esistono anche nella PA e nelle aziende di Stato.
Un caro saluto