mercoledì 19 dicembre 2007

AL LIMITE DEL GOLPE





Guardo con orrore alla serie interminabile di scivoloni del Governo sulle materie più svariate e mi domando dove diavolo sia finita la scuola di Frattocchie e la tanto sbandierata capacità amministrativa della sinistra.
Una volta si diceva: “saranno anche comunisti ma sono addestrati a governare la cosa pubblica con competenza … bisogna ammetterlo sono più bravi di quelli di destra perché non si improvvisano politici ed hanno una grande cultura di governo” .
Fatto sta che alla prova del nove hanno collezionato una serie di ingenuità a dir poco demenziali.
Sulla vicenda Petroni, il consigliere Rai reintegrato dopo essere stato immotivatamente cacciato da Padoa Schioppa, come sul caso Speciale, il Governo si è coperto di ridicolo.
La vergogna per la magra figura è riuscita ad offuscare anche un comportamento che, nei fatti è gravissimo.
Sul caso Petroni, nessuno ricorda che Padoa Schioppa ha rimosso un consigliere che creava una sorta di equilibrio in consiglio di amministrazione tale da non permettere al Governo di fare i propri porci comodi; nella memoria collettiva tale caso passerà alla storia come quello di un ministro che non riesce nemmeno ad istruire un atto amministrativo inoppugnabile.
Sempre su tale vicenda, poi un giorno qualcuno dovrà spiegarmi con che coraggio osa dire in giro che Berlusconi occupa le televisioni… almeno, se è vero, lui ci riesce.
Anche la vicenda Speciale offre un amaro spunto di riflessione: tutti ricordano e ricorderanno in futuro la panzana presa da un Consiglio dei Ministri incapace di rimuovere il Comandante Generale della GDF perché l’atto con il quale si rimuoveva il vertice della GDF era viziato nella forma e nella sostanza.
Nessuno ricordarà mai il Ministro Padoa Schioppa quando in Parlamento osò , neanche troppo velatamente, dare del delinquente e corrotto al comandante ancora in carica innescando un conflitto tra poteri dello Stato senza precedenti.
Nessuno ricorderà mai che Visco ha ordinato la rimozione di Speciale perché il Comandante si era rifiutato di trasferire da Milano gli ufficiali che indagavano su Unipol.
Sarebbe opportuno che si rinfrescasse all’opinione Pubblica il concetto che questo Governo, al di la delle topiche clamorose e ridicole, compie degli atti al limite del colpo di Stato.
Altra cosa che non capisco:
si punta il dito contro la Forleo e DeMagistris perché osano indagare D’Alema, Mastella, Fassino ecc. ; li si critica per le fughe di notizie e per gli eccessivi rapporti con i media.
Poi si alza il primo giudice di Napoli e decide che Berlusconi è intercettabile e che gli atti politici di Berlusconi sono sindacabili ed anzi hanno rilievi penali ... e Repubblica ottiene la notizia in anteprima. Da chi? Matale comportamento da parte di un Magistrato non era deprecabile?
Cosa è questo se non un colpo di Stato?
Oggi approda in Senato una manovra finanziaria che alla camera è stata emendata in modo tale da aumentare di qualche miliardo di euro gli oneri a carico della finanza pubblica ( tradotto : il “ tassa e spendi per farti i cazzi tuoi”) .
Tutti sanno che i malumori al Senato sono parecchi e che potrebbe non esserci la maggioranza: ecco di buon mattino piombare Scalfaro e Levi Montalcini ad alterare numericamente ciò che politicamente non esiste più: la maggioranza.
Non è violenza politico istituzionale questa? Sarà anche legittimo il voto dei Senatori a vita ma non può alterare gli equilibri perché altrimenti il ruolo alto e nobile del Senatore a Vita diventa ruolo di parte e politico.
Anche la pantomima del decreto sicurezza offre degli allarmati spunti di riflessione.
Penso che questo Governo debba smetterla con i decreti omnibus ( un decretone nel quale si nascondono provvedimenti sulle materie più disparate).
Tale provvedimento era nato sulla scia emotiva per il grave atto compiuto ai danni della Signora Reggiani e che aveva scosso l’Italia .
La gente chiedeva sicurezza ed il Governo, speculando in maniera macabra sulla morte di una cittadina, inseriva il provvedimento sulle discriminazioni sessuali che non c’azzecava un cavolo con la sicurezza.
Scoperto l’arcano ed innescatasi la polemica, il Governo ha traccheggiato il più a lungo possibile lasciando poi decadere un provvedimento perché, senza una norma anti omofobia, Rifondazione avrebbe fatto le barricate.
Questa è l’ennesima violenza che il Popolo Italiano subisce dalla sinistra massimalista: non si risponde al bisogno di sicurezza della gente perché altrimenti Luxuria e Grillini si incazzano.

mercoledì 5 dicembre 2007

TRA DRAMMA E FARSA




Oggi, dopo la consueta rassegna stampa, mi sono reso conto che l’Italia è vittima di un impazzimento generale da cui difficilmente potrà venir fuori.
Non mi occuperò di una cosa in particolare ma mi limiterò a riportare brevemente ciò che più mi ha colpito non sapendo se di fronte a queste cose sia normale piangere o ridere.

Legge elettorale:
Veltroni e Berlusconi vogliono un sistema misto tedesco in salsa spagnola.
Tale sistema consiste nel dividere l’Italia in collegi in cui si eleggono i deputati con un sistema maggioritario.
I collegi vengono divisi in circoscrizioni (molto piccole) in cui vige un sistema proporzionale.
Penso che solo una mente criminale possa partorire un guazzabuglio del genere… è incomprensibile e macchinoso , si presta al broglio e disorienta l’elettore medio.
Fini invece vuole un sistema proporzionale tedesco adattato al maggioritario con l’indicazione preventiva di alleanze e premier.
Io sinceramente non capisco : o è maggioritario o è proporzionale ... quello di Fini è un casino ma forse il leader di AN si è assuefatto a determinati ambienti.
Casini vuole il proporzionale puro per fare un partito di centro con chi ci sta e poi governare ora con la destra ed ora con la sinistra
A dire la verità Mr Caltagirone è il politico più drammaticamente comprensibile perché mira a creare un sistema nel quale sta sempre al Governo.
I partiti minori del centrosinistra vogliono il bipolarismo e minacciano di affossare qualsiasi inciucio fatto dai grandi partiti ai danni dei partiti bonsai.
Le minacce sono solo a parole visto che nel frattempo i cespugli si sono imbullonati alle poltrone ministeriali subendo qualsiasi angheria pur di governare per un giorno in più.
Come in una commedia dell'assurdo, tutti aspettano il referendum perché sanno che non ci sarà alcun accordo sulla legge elettorale e giungeranno i quesiti di Guzzetta e Segni a fare chiarezza.
Tutti si preparano a fare in modo che il referendum non sia celebrato perché, un minuto dopo l’indizione dei comizi, Mastella & co faranno saltare il Governo cercando di andare a votare con l’attuale sistema che almeno permette loro di non sparire.

Domanda
Ma non era più facile inserire le preferenze ed il premio di maggioranza nazionale al senato modificando l’attuale legge?
Ma poi perché guardare sempre ai modelli esteri quando in Italia il sistema elettorale delle Regioni e dei Comuni funziona egregiamente?
Ma invece di consumarsi i neuroni a progettare sti intrighi del menga non era più facile parlare con chiarezza?
Ma non eravate tutti per il maggioritario ed il bipolarismo?
Mistero

Crisi di Governo.
Più che sbeffeggiare Berlusconi per la mancata spallata, sarebbe più appropriato che la nostra ilarità ricadesse sui membri (in tutti i sensi) della maggioranza che la spallata l’hanno minacciata almeno quanto Berlusconi.
Mastella minaccia la crisi ogni due per tre e ieri ha dichiarato che è meglio finire qua l’esperienza di governo con la sinistra massimalista.
Siccome siamo almeno al ventesimo annuncio di crisi, io vorrei sapere (in realtà lo so) cosa sta aspettando il Guardasigilli a far seguire alle parole i fatti.
Se non è sua intenzione comportarsi coerentemente con le valutazioni politiche, gradirei che si astenesse almeno dal rilasciare questo tipo di dichiarazioni, non foss’altro per coerenza e serietà… sono forse valori desueti? Chiedo troppo?
Bertinotti ieri ha paragonato Romano Prodi al famosissimo Poeta Cardarelli ( che fu definito il più grande poeta morente) sancendo di fatto la fine del Governo Prodi.
Oggi leggo “GOVERNO/ FERRERO: HA DELUSO ASPETTATIVE, D'ACCORDO CON BERTINOTTI” e mi domando se Ferrero sia ancora al Governo.
La base del suo partito sembra concorde ( e nei giorni scorsi lo hanno ribadito tutti i colonnelli rifondaroli) nel definire l’esperienza governativa dell’Unione come fallimentare ma nessuno stacca la spina al Professore… anche i comunisti amano il capitale (e non mi riferisco al libro di Marx).
Dini, Bordon, Manzione, Pallaro, Cossiga, Rossi, Turigliatto,Cannavò e chi più ne ha più ne metta… tutti contro questo Governo affamatore o sprecone ma nessuno dotato di un minimo di attributi per comportarsi con la dovuta coerenza rispetto a dichiarazioni sul mortadella liberamente rilasciate e non estorte.

Legge Finanziaria, Protocollo sul Welfare e DDL sicurezza

Qui assistiamo al più becero cerchiobottismo della sinistra massimalista.
Per accontentare il proletariato ed i “migranti” si critica in maniera violenta l’azione del Governo mentre per "senso di responsabilità" si votano provvedimenti da loro stessi definiti nocivi. Altra motivazione ricorrente è il famosissimo " perché altrimenti torna Berlusconi"… come se fosse possibile votare un provvedimento dannoso per fare un torto all’avversario ( la definirei la sindrome di Lorena Bobbit).
A questo punto penso di dover delle scuse a Prodi:
io l’ho sempre accusato di essere soporifero e di ostentare una calma derivante da un misto di incoscienza ed arroganza.
Il Professore ha ragione a sentirsi in una botte di ferro perché è sostenuto da una banda di pavidi assetati di potere che non avranno mai il coraggio di affondare la sua barcarola alla deriva.

Magistratura
Discorso a parte meritano i guai che stanno subendo De Magistris e la Forleo.
Per anni siamo stati abituati al pool di Milano che andava in tv a contestare le leggi che emanavano dei governi legittimamente eletti .
Per anni siamo stati abituati ad una magistratura avvezza a sbattere in prima pagina e con tempistiche sospette i cavalieri scomodi con tutta la corte al seguito.
Per anni abbiamo assistito a singoli magistrati o a pezzi di magistratura che si arrogavano il diritto di esprimere giudizi politici nella più completa impunità e con l’avallo di una ben identificabile area politica.
Sempre in questi anni i vari Violante e Fassino hanno bollato le recriminazioni di chi avversava una simile barbarie giuridica come vili attacchi all’indipendenza delle toghe.
Guarda caso, quando due mine vaganti osano violare i santuari comunisti o cattocomunisti, vengono linciati nella completa omertà di coloro che di giorno difendevano la magistratura mentre di notte si informavano se finalmente avevano una banca.
Riprenderò una frase tanto cara a D’Alema e , manifestando solidarietà ai due magistrati brutalmente violentati da un’accozzaglia arrogante di poteri, chiederò a Luigi e Clementina di farci sognare ancora raccontandoci ciò che avevano scoperto sulle "mascalzonate democratiche".

giovedì 22 novembre 2007

… E BERLUSCONI CI SORPRENDE ANCORA



Riprendo un’ espressione usata da un politico certamente lontano anni luce dall’universo Berlusconiano.
Fausto Bertinotti, commentando l’ultima uscita del Cav ha affermato che Berlusconi “ è l’alfa e l’omega della seconda Repubblica, semplicemente geniale, fantastico, l’unico leader post moderno in grado di scompaginare l’intero quadro politico” .
In effetti, da qualunque parte si guardi la politica, è doveroso riconoscere a Berlusconi il merito di essere un innovatore instancabile ma soprattutto l’unico in grado di distogliere la politica dagli stucchevoli minuetti e riti ottocenteschi cui siamo stati abituati prima del ’94.
In sintesi Berlusconi è l’unico personaggio in grado di sintonizzarsi con la pancia del Popolo percependone ogni singolo umore.
La politica, dalla sua discesa in campo, è stata sempre costretta a rincorrerlo su argomenti inimmaginabili per i “parrucconi” come il bipolarismo, la comunicazione politica, il decisionismo, il liberismo, le tasse, la burocrazia e le architetture politico elettorali ( il polo delle libertà e del buon governo, la cdl…).
Negli ultimi due anni la politica ha cominciato ad accusare un po’ di stanchezza e non riesce a tenere il passo di un ragazzo, che a soli 72 anni, proprio non si rassegna a lasciare in pace un palazzo che preferisce sonnecchiare e gestire il potere .
Ma che l’opposizione si senta inadeguata ed insidiata da quest’uomo vulcanico è pure comprensibile.
Un po’ meno comprensibile è il fuoco amico che Berlusconi ha dovuto subire dal 2005 ad oggi che è stato capace di scalfire anche un ostinato mediatore come lui, abituato com’è a vendere anche l’ostia ai preti.
La storia del Partito delle Libertà secondo me comincia alla fine del Governo Berlusconi.
La incomprensibile discontinuità ossessivamente invocata da Follini in un momento cruciale come quello di un Governo a fine legislatura ed i veti di Fini che portarono all’allontanamento del bravo Professor Tremonti, coincidono con la fine della luna di miele tra il leader di Forza Italia ed i suoi alleati.
Fu allora che secondo me Berlusconi comprese che era in atto un gioco a perdere le elezioni per aprire una crisi di leadership avviando lo strappo di cui parlava Follini ( a proposito ma precisamente cosa cazzo voleva dire Follini con il termine discontinuità? … non l’ho mai capito e non lo sapremo mai)… i suoi alleati preferivano perdere e succedergli piuttosto che vincere.
Come al solito non si perse d’animo e condusse, da solo e combattendo come un leone, una impareggiabile campagna elettorale rendendosi protagonista unico di una rimonta eccezionale ed entusiasmante mentre gli amici, con il metodo delle tre punte, puntavano solo a sfasciare e remare contro.
Indispettiti dalla vitalità di un leader uscito paradossalmente rafforzato da quella campagna elettorale, Casini ha perso subito le staffe e si è lanciato in velleitarismi propri di chi reputa le elezioni lontane
Fini, da subdolo approfittatore, ha pensato bene di restare all’interno a sabotare in attesa che il leader stanco ed indebolito passasse la mano al bravo delfino.
Quando Berlusconi sembrava ormai decotto, ha tirato fuori la storia della riconta, delle tasse e della spallata, pretesto che i suoi killer hanno ritenuto degno dell'imboscata già pianificata.
In realtà Berlusconi non ha pensato neanche per un attimo che Prodi potesse cadere sulla finanziaria ma, come era facilmente intuibile se si è in buona fede, mirava a creare nel centrosinistra un clima di sospetti e veleni in grado di catalizzare lo sfilacciamento di una maggioranza certamente già poco coesa… il tutto mentre Fini e Casini stavano a guardare.
L’espediente ha funzionato ( chi non ricorda gli interventi di Dini e Bordon ed i mal di pancia della sinistra massimalista) ma gli pseudo alleati, esasperati dall’eccesso di efficienza di un leader che a cedere proprio non ci pensa, hanno deciso di tendere l’imboscata processando pubblicamente Berlusconi.
E allora dagli con il fallimento della teoria della spallata, con il cambiamento di strategia politica , con la menata delle riforme per il bene del Paese ( del Paese?) , con il dialogo tra coalizioni e con il pubblico processo al leader inadeguato.
Berlusconi che in fatto di “gusti del cliente “ non accetta certo lezioni dai Signori Tulliani/Caltagirone, ha pensato bene di scrollarsi di dosso questi due parassiti, dando esecuzione ad un piano preparato da tempo:
A) incoraggia la nascita de La Destra di Storace per chiudere Fini a destra;
B) esercitare pressioni sull’UDC per isolare Fini;
C) se l’ipotesi B risulta irrealizzabile, incoraggiare gente come Giovanardi e D’Onofrio a mollare Casini indebolendolo.
Ma soprattutto farsi interprete dei sentimenti del popolo di centrodestra che il 2 Dicembre scorso a Roma aveva invocato il Partito Unico
Ecco come viene fuori, con un colpo a sorpresa il PDL, nuova creatura capace di intercettare e drenare voti a tutti i partiti dell’ex CDL.
Gli elettori del centrodestra, molto più saggiamente degli eletti, non si sentono più da tempo legati ad un singolo partito della coalizione ma si reputano accomunati da quei valori condivisi insiti nella coalizione stessa.
Berlusconi non ha fatto altro che ascoltare l’umore della piazza creando ciò che anche gli alletai fintamente reclamavano in modo strumentale.
Casini chiedeva da tempo un partito unico tra FI ed Udc (che escludesse An con il cui peso elettorale il leader centrista non poteva competere) nel nome del PPE , mentre Fini, sicuro di essere il delfino del capo, chiedeva il Partito Unico per fare un sol boccone del vecchio capo e del sodale democristiano.
Peccato che tale richiesta arrivasse a giorni alterni e fosse talmente evanescente da non concretizzarsi mai.
Fin qui quello che si vede.
Dipenderà dalla legge elettorale ma sicuramente, se ve ne saranno le condizioni, Berlusconi rispolvererà l’idea di acquistare lo scudocrociato per sostituire anche l'UDC con un partito neocentrista capace di attrarre i nostalgici della Balena Bianca.
Fini e Casini si sono cacciati in un brutto guaio perché adesso sarà Silvio a trattare sulla legge elettorale col Piddì, sarà Silvio ad interpretare le aspettative degli elettori della CDL e sarà Silvio a creare le condizioni perché i due parenti serpenti possano, dopo le prossime elezioni, iscriversi al Gruppo Misto con il loro quattro parlamentari.
Fini è completamente impazzito ed il nervosismo lo porta a trattare con gli interlocutori più svariati ( dalla Fiamma Tricolore a Di Pietro , da Tabacci a Pezzotta per il terzo polo di centro) mentre Casini, subito lo scacco matto, deve aggiungere all’onta per la pessima strategia, le fronde interne che lo vorrebbero ora nel Terzo Polo ora con il PDL.
Ma se Casini tornasse indietro e lasciasse solo Fini?

domenica 4 novembre 2007

IMMIGRAZIONE: PROBLEMA O RISORSA ?




I fatti di questi giorni ci impongo una riflessione sul tema dell’immigrazione.
Come sono solito dire, diffido dei luoghi comuni per cui non mi impegnerò nel solito becero esercizio di chi, animato da furore ideologico, o vede l’immigrato come il fumo negli occhi o lo vede come una risorsa indispensabile.
Partendo da questo presupposto , non esiste una risposta alla domanda cruciale di questo post … o almeno l’unica risposta è: dipende.
Come in tutte le famiglie, anche una Nazione ha l’obbligo morale di selezionare gli ospiti da accogliere e da respingere al mittente.
In questo strano Paese, se solo si osa dire una cosa simile, si è immediatamente tacciati, dai fautori un po’ anacronistici delle braccia aperte a tutti i costi, come razzisti.
Purtroppo i metodi dei mondialisti da strapazzo, secondo i quali siamo tutti fratelli e se vieni da un posto il cui nome è impronunciabile sei più fratello degli altri, hanno prodotto la mattanza di Tor di Quinto che, per la verità , era stata preceduta da altri episodi efferati nei mesi scorsi.
Ma mentre le precedenti rapine in villa ad opera dei soliti romeni erano passate sotto silenzio per questione di opportunità politica ( chi glie lo dice ai rifondaroli che occorre un giro di vite sugli amati rom? … tiriamo a campare), nel momento in cui si è andato ad offuscare il finto paradiso del sindaco cineasta che accoglie tutti perché è buono, il leader del Pd ( fa il sindaco il segretario di partito, lo scrittore mediocre, l’amante di cinema, il doppiatore… manca solo che faccia anche la mignotta in Via Salaria) si è trasformato da mollicone innamorato del “migrante” in duro sceriffo censore dei romeni.
Per ora ha solo censurato i Romani ( riferito si agli abitanti di Roma che pagano le sue chiacchiere, sia a Prodi che si è visto commissariale come Capo del Governo) proponendo un decreto che secondo lui doveva riparare alla figuraccia rimediata ma che è ad impatto zero.
Poi, siccome è bravo solo a fare propaganda, ha preparato una campagna mediatica in base alla quale tutto ciò che è successo è colpa del solito Berlusconi (non lo accusano slo di essere l’autore materiale dei delitti… per ora).
Trovo innanzitutto di cattivo gusto alimentare la battaglia politica e lo scaricabarile in un momento simile e poi, se colpe esistono, sono tutte attribuibili ai due campioni del Pd.
Veltroni, come Sindaco di Roma, per compiacere i soliti benpensanti che dal loro salotto dei Parioli pontificano sulle porte aperte a tutti, con il suo solito fare ecumenico e ipocritamente terzomondista, ha trasformato la Capitale in un immenso accampamento rom che gli abitanti delle periferie sono costretti a sorbirsi, mentre lui specula in maniera macabra su tale immensa emergenza sociale facendola passare per gesto nobile della sua animella di Sindaco innovatore e nel contempo aperto e solidale.
Sull’innovazione ho i miei dubbi, mentre sulla solidarietà ho la certezza che è una vera e propria bufala.
Vi pare solidale uno che accoglie tutti senza avere i mezzi per poter assicurare il minimo indispensabile?
Vi pare solidale con i Romani un Sindaco che accoglie tutti ( delinquenti compresi) e li difende più dei suoi concittadini?
Vi pare solidale e buono un Sindaco che fa le notti bianche ed i cinefestival dimenticandosi che la Stazione di Tor di Quinto è una specie di ghetto buio ed isolato?
Vi pare solidale un Sindaco che di fronte al grido di dolore dei cittadini che mal sopportano la sua finta bontà ( le favelas che accolgono proprio tutti) non risolve il problema ma si esercita in omelie pretesche sul valore dell’accoglienza?
Ma vi pare accoglienza parcheggiare i disperati nelle baraccopoli e lasciare che la disperazione li porti in braccio al crimine organizzato?
Prodi, dal canto suo, è stato capace di sonnecchiare finanche su un problema grave come l’invasione rumena sia per tenersi stretta la sinistra massimalista che per naturale indole del Professore a dormire.
Poi, quando ( raramente) si sveglia, fa dei decreti d’urgenza che non risolvono veramente un tubo.
La verità è che un decreto come quello recentemente emanato sulla sicurezza è chiaramente frutto dell’incapacità propria di questo Governo ma è anche la prova provata che con questa maggioranza non si può governare.
Se di fronte all’esigenza di reagire nettamente ad una emergenza si devono fare mezzi provvedimenti per non offendere la sensibilità dei filantropi bolscevichi e se per coprire tale incapacità si attacca in maniera scomposta l’opposizione per compattare la Maggioranza contro il comune nemico, significa che siamo veramente alla frutta.
C’è una donna che è morta perché Roma ha preferito lavarsi la coscienza accogliendo e mimetizzando indiscriminatamente tutti e la sinistra sa solo dire che è colpa di Storace perché non ha ristrutturato la stazione di Tor di Quinto.
Ma lo sanno quelli della maggioranza che l’illuminazione della Stazione spetta al Sindaco?
E se anche ciò fosse vero perché Marrazzo in due anni di governo regionale non l’ha fatto?
E chi ha favorito per troppa bontà la creazione di campi nomadi?
E chi animato dalla stessa bontà ha dato del cafone e razzista a chi negli anni ( come per esempio il Presidente della XX Circoscrizione) ha osato dire che una situazione del genere era pericolosa?
Penso che il campione che ha realizzato tutto ciò si chiami Veltroni.
Anche la bugia in base alla quale è stato il precedente Governo a non prendere provvedimenti sull’emergenza romeni è davvero colossale.
Ricordo che la Legge Bossi Fini ha generato una mole di rimpatri senza precedenti e ricordo anche che i Romeni sono diventati ufficialmente comunitari nel Gennaio 2007... prima le priorità in tema di immigrazione erano altre.
Ad ogni modo, nel 2004 il precedente Governo aveva aderito alla moratoria promossa dall’Ue dichiarando di voler porre un vincolo all’ingresso dei cittadini dei nuovi Stati membri .
Il 27 Dicembre 2006 il Governo, a soli 4 giorni dall’ingresso di Bulgaria e Romania nell’Unione, come al solito per non turbare i buoni sentimenti della sinistra, ha allargato in maniera imbarazzante le maglie della moratoria, permettendo di fatto ai nuovi comunitari di entrare in Italia quasi per qualsiasi morivo.
Successivamente il Ministro Amato ha intimato ai Prefetti di non espellere i cittadini Romeni e Bulgari perché, interpretando male ( ???) le direttive Ue, secondo lui un cittadino comunitario non era espellibile.
Chiaramente tali provvedimenti sono stati un invito al gotha della delinquenza e della disperazione a venire in Italia, certi che l’ambiente era favorevole e compassionevole.
Fino ad arrivare al provvedimento farlocco nato sulle ali della tragedia, che ancora una volta antepone il furore ideologico della sinistra e l’equilibrio della coalizione alla sicurezza della gente.
Tale pacchettino sicurezza prevede che, nella maggior parte dei casi, si consegni al delinquente un foglio di espulsione sul quale c’è scritto che entro un mese deve lasciare l’Italia e che può fare ricorso avverso tale provvedimento.
Sono sicuro che il delinquente con quel pezzo di carta ci si pulirà il culo.
Cioè invece di accompagnare il malfattore di importazione alla frontiera lo si invita educatamente a togliere il disturbo… se vuole.
Ma poi non si capisce veramente perché si dovrebbe aspettare che gli immigrati , ancorché comunitari, delinquano prima di prendere provvedimenti.
Anche chi vive di espedienti e di stenti dovrebbe andare via sia per la sua inadattabilità alla nostra società che per la nostra impossibilità ad assicurare alcunché a tale individuo .
La sua condizione di disperazione lo porterà prima o poi o al degrado più assoluto o alla delinquenza… e ciò non lo si può permettere.
Dispiace solo che di fronte alla morte di una donna e di fronte alla violenza che quotidianamente il nostro popolo subisce, si debba sopportare anche la beffa di un simile provvedimento.

martedì 23 ottobre 2007

IL PARTITO DEMOCRATICO: NOVITA' O BUFALA?




Si fa un gran parlare negli ultimi giorni della nascita del PD come di un nuovo soggetto politico trainato dalla spinta di fantomatiche folle plaudenti e festanti per questa novità in grado di rivoluzionare la politica del nostro Paese.
Io sinceramente dubito che quella appena celebrata con le primarie sia una rivoluzione e dubito che ci siano elementi di novità nel Partito Democratico.
In primo luogo mi pare che il Partito Democratico non abbia sperimentato un nuovo modo di elezione partecipata dei vertici nazionali e locali in quanto la scelta di Veltroni e dei responsabili regionali, è stata frutto di una spartizione ex ante ed a tavolino tra le segreterie dei due Partiti che si sono fusi.
I cittadini hanno solo ratificato con il voto (e con un euro a persona) ciò che le classi dirigenti di Ds e Margherita avevano pattuito.
Prova ne sia il fatto che nessuno dei risultati , nemmeno quello del più piccolo paesino dell’entroterra lucano, ha destato sorpresa o si è discostato minimamente da quelle che erano le logiche spartitorie elaborate ex ante dai vertici di DS e Margherita.
Non mi pare un elemento di novità nemmeno l’ipocrisia di un Veltroni in dubbio fino all’ultimo se correre per la massima carica del nuovo soggetto politico o andare in Africa a dimostrare quanto è buono e caritatevole (a parole).
Veltroni ci ha abituato da tempo a simili recite da omino “sentimentale” che in pubblico fa l’indeciso e nelle segrete stanze obbliga i suoi colleghi di partito più rappresentativi (come Bersani, D’Alema, Fassino…) a non candidarsi alle primarie perché vuole essere sicuro che il suo risultato sia “bulgaro”.
Veramente non regge questa farsa da Kennedy de noantri che finge da un a parte di parlare al cuore della gente mentre dall’altra non accetta nemmeno un confronto democratico con gli altri candidati alle primarie pretendendo solo che la gioiosa macchina da guerra diessina si mobiliti tutta in suo favore.
Tutta quella finta suspance sull’esito delle primarie mi ha fatto venire il voltastomaco : forse Veltroni dubitava di vincere? Ma che uomo modesto !!!
Tale disgusto è acuito dallo sgradevole comportamento dei mezzi di comunicazione ( anche pubblici… vabbè ) che hanno assicurato all’evento ludico/elettorale un tam tam mediatico senza precedenti e di dubbio equilibrio.
Fino ad ora non mi pare ci siano grosse novità.
Ma come se ciò non fosse sufficiente, neanche la composizione della classe dirigente mi pare un esempio di rinnovamento:
Dall'analisi dei risultati delle primarie del partito democratico emerge la vittoria di Massimo D'Alema, che controllerà circa il 25% dei delegati dell'assemblea costituente; i fedelissimi di Walter Veltroni si aggirano attorno al 20% mentre la percentuale degli ex Popolari che fanno capo al ministro Giuseppe Fioroni è del 17-18%, da dividere però con Dario Franceschini.
Si assiste invece ad un vero e proprio ridimensionamento di Francesco Rutelli e di Fassino , che raccolgono meno del 10% a testa mentre c’è un tracollo dei prodiani che si attestano al 5%… insomma Partito “nuovo” potentati vecchi !!!
Ma la cosa che più di ogni altra mi fa pensare che il Partito Democratico è il solito equivoco progressista, sta nel fatto che esso appare una vera e propria fusione a freddo tra due compagini… una specie di imbellettamento politico che prima sceglie il leader, poi finge di eleggerlo a furor di popolo dimenticando ovviamente di fare chiarezza sui nodi programmatici e politici:
Dove si collocherà il Pd?Nel PSE o nel PPE?
Che posizioni ha sulle questioni etiche? Progressiste o cattoliche?
Sui temi della scuola e dell’Università prevale la linea cattolico conservatrice di Fioroni o quella progressista?
E sulla droghe chi prevale Binetti o Livia Turco?
La stessa cosa dicasi per i temi economici, ambientali, immigrazione ecc.
Mi pare che dietro il simbolo ci siano pochi contenuti intorno ai quali Veltroni pattina facendo evidenti esercizi di equilibrismo.

venerdì 19 ottobre 2007

PROTOCOLLO SUL WELFARE: E’ UFFICIALE… SIAMO DEI BAMBOCCIONI




Le nuove norme sul mercato del lavoro stabiliscono che al termine dei 36 mesi di contratto è possibile una sola proroga, davanti all'ufficio provinciale del lavoro con l'assistenza di un rappresentante sindacale. Proroga da cui possono derogare i lavoratori stagionali di quei settori disciplinati dal Dpr del 1963 e di quelli che saranno individuati attraverso avvisi comuni con i sindacati o attraverso accordi contrattuali collettivi. Infine, è stata messa a punto anche una sorta di clausola «transitoria» per risolvere il problema dei lavoratori che al primo gennaio 2008, all'entrata in vigore della legge, si trovino con un contratto a termine in corso. La soluzione individuata dovrebbe prevedere che per questi il conteggio dei 36 mesi, parta dopo 15 mesi dall'entrata in vigore della legge, e cioè da aprile 2008.
Tradotto in parole povere, la nuova disciplina legalizza la precarietà in quanto permette ai datori di lavoro di tenerti per 6 anni ( 36 mesi + proroga) con un contratto a tempo determinato.
Come se ciò non bastasse, Prodi ci ha tenuto a comunicare ai giovani che finalmente si pone un freno alle storture introdotte dalla legge 30.
Ma Prodi crede davvero che i giovani abbiano l’anello al naso?
E' una uscita veramente comica!!!
Come ho detto in un post precedente, io non sono aprioristicamente contro la flessibilità ma sono intimamente convinto che sia necessario porre un argine a quei meccanismi perversi che trasformano la flessibilità in precariato cronico.
Questa era l’unica modifica che mi aspettavo e che mi avrebbe fatto dire che finalmente qualcuno aveva capito , fuori da ogni schema ideologico e fazioso, quelle che sono le vere problematiche delle nuove generazioni.
Ho finalmente capito che non solo Padoa Schioppa pensa che i giovani siano degli inetti un po’ bamboccioni… dopo questa intesa sul welfare appare chiaro che tutta la compagine Governativa è di questo avviso!
Premetto che sono contrario ai contributi sugli affitti e sui mutui perchè innescano spirali inflazionistiche, però mi pare solo il caso di ricordare che un’altra mirabolante iniziativa per arginare il problema del diritto alla casa per i giovani è la concessione di un lauto contributo governativo per l’affitto pari a € 1500 all’anno… € 120 al mese... ma questi signori sanno quanto costa una casa in affitto?
La risposta è evidentemente no visto che Padoa Schioppa vive in una casa gentilmente concessa dalla Banca d'Italia e gode di aliquote fiscali agevolate... a queste condizioni anche per me le tasse sarebbero belle visto che le pagano solo gli altri.
Polemiche a parte, l’affermazione del Ministro dell’Economia sulla bellezza delle tasse non trova neanche supporti teorici e mi meraviglia che Padoa Schioppa ignori di fatto la Curva di Laffer.
La "Curva di Laffer” prende il nome dell'economista Usa che convinse Ronald Reagan ad inserire nel suo programma, alla vigilia delle presidenziali del 1980 negli USA, la diminuzione delle imposte dirette, teorizzando la presenza di un punto (assi cartesiani) d'incrocio tra i valori delle ascisse (aliquota fiscale) e delle ordinate (entrate fiscali) in cui l'aumento delle imposte fungerebbe da disincentivo alle attività economiche, determinando di conseguenza minore gettito fiscale. Nella sua dimostrazione grafica l’economista americano dimostrò che lo stesso gettito fiscale può essere ricavato con due aliquote differenti: ipotesi, quindi, che renderebbe del tutto inopportuna e controproducente l’utilizzo di quella più alta.
La teoria ci induce anche a convalidare l'idea che la maggiore pressione fiscale, in definitiva, scoraggi anche l'emergere delle attività sommerse e favorisca di conseguenza l’evasione e l’indignazione di chi le tasse le deve pagare.Il Ministro deve ricordare che ad aliquota onesta corrisponde contribuente onesto e che pagare le tasse è un dovere se lo Stato in cambio fornisce servizi adeguati altrimenti si riduce ad un dovere tanto quanto lo era il servizio di leva.

venerdì 12 ottobre 2007

COME VOLEVASI DIMOSTRARE... ECCO GRILLO IN POLITICA

(ANSA) - TRENTO, 12 OTT - Saranno Massimo D'Alema e il mondo dell'informazione i protagonisti dei prossimi "V-Day", rispettivamente a Strasburgo e in Italia.L'ha annunciato Beppe Grillo a Trento dove ha affrontato temi e argomenti legati alla politica.Sulla nascita di liste civiche per le elezioni comunali, ha indicato 3 requisiti per i candidati: essere incensurati, non avere tessere di partito e risiedere nel comune dove si candida. I curriculum saranno inseriti in un blog per essere controllati dai cittadini.

PS
ma la politica non era un brutto mondo?
e adesso con chi farà alleanze ?




Paolo Rossi: «Grillo? Un buffone che ha saltatolo steccato. Non sono mai stato comunista»


ROMA (11 ottobre) - Beppe Grillo? Un buffone che ha saltato lo steccato. La definizione è dell'autore e attore comico Paolo Rossi. A chi gli chiede se anche lui voglia rivolgersi alla piazza come il "collega" genovese, Rossi risponde: «Grazie no, mi tengo fuori dal mucchio. La prima regola di chi fa satira politica è quella di non frequentare i luoghi del potere. È bene che il buffone resti separato dal re». È Grillo il buffone? «In senso classico, naturalmente - risponde Rossi intervistato da L'Espresso nel numero in edicola da venerdì -. Grillo ha scavalcato lo steccato ed è diventato un predicatore. È una grossa perdita». Però Grillo ora è l'uomo più popolare d'Italia: «Appunto - replica il comico -. Quando metteva a fuoco i costumi e i difetti degli italiani, lo faceva con tante modulazioni diverse ed era grande. Basterebbe ricordare "Te la do io l'America". Oggi è un predicatore e ha un tono solo, è monocromo. E poi, che bisogno c'è di urlare? La comicità non ne ha bisogno, è di per sè violenza», aggiunge Rossi.Mai stato comunista. Rossi nell'intervista afferma poi di non essere «mai stato comunista» e ricorda anche il passato nella brigata Mussolini del padre. All'intervistatore che gli fa notare come tutti pensino invece che sia comunista, il comico risponde: «Forse perché sono stato anarchico da ragazzo. Devo la mia educazione politica a Remo, un anarchico ferrarese di quelli veri. Aveva fatto la guerra di Spagna e seppe riprendermi anche da una sbandata comunista». «Dopo essermi trasferito a Milano negli anni Settanta, un giorno torno a Ferrara e gli dico: "Remo, non sono più anarchico, sto con i comunisti che sono più organizzati". Lui mi risponde tranquillo: "Mah, tra 20 anni il partito comunista non ci sarà più e gli anarchici si". Aveva ragione, e nel 1992 incontrandomi mi sorrise sornione: "Hai visto?"». E' stato un problema avere un padre repubblichino per un ragazzo degli anni settanta? «Non per me. Trieste e i giuliani mi hanno allenato alle diversità molto prima che la politica sdoganasse gli ex ragazzi di Salò. Mio padre, che ora ha 92 anni, ha scritto un libro nel 2001 che si intitola "Prigioniero di Tito". Racconta la sua deportazione e il caos di quegli anni, con i buoni e i cattivi equamente distribuiti».Voglio aggiungere che mi sento in debito con il Movimento sociale, afferma ancora Rossi e subito spiega: «Io sono nato perché i miei si sono conosciuti in una sezione di quel partito. Si sono poi amati tutta la vita. Ora lei è morta da tre anni, ma ogni tanto a metà pomeriggio mi trovo a pensare: "Non ho chiamato mia madre!". E ne resto sempre atterrito».I maestri. Quest'estate Rossi ha riempito le arene con "Il giocatore" di Dostoevskij e con uno show satirico. «Da Fo ho preso l'affabulazione, da Gaber il rigore, da Jannacci la follia, da Strehler la teatralità», spiega il comico. «Mi piacerebbe dire che mi sdoppio solo perché mi piace. Ma la verità è che uno spettacolo finanziava l'altro, visto che non ho l'onore di sovvenzioni statali», aggiunge. Poi, alla domanda su chi gliele abbia negate, risponde così: «Vari ministri della Cultura. L'ultima lettera mi è arrivata due mesi fa: "La commissione all'unanimità non le ha riconosciuto qualità artistiche". Quindi Ronconi che ha voluto il mio Dostoevskij al Piccolo e il Mittelfest sono incompetenti. Vorrei che qualcuno del governo me lo spiegasse».Al teatro Rossi riconosce inoltre il merito di averlo «salvato». Da cosa? «È inutile negare che ho conosciuto la droga. Nell'ambiente ne girava parecchia. Ma siccome mi toglieva dal teatro, ho fatto vincere quest'ultimo. Però non si è mai fuori rischio -afferma -. Conosce la caduta del vicolo? C'è un momento dopo lo spettacolo che porta verso una caduta libera. Si chiudono i camerini, scende il silenzio. Le uscite degli attori danno di solito su vicoli bui, stretti e deserti. È lì che si annida il pericolo. Ti senti vuoto, cerchi un appagamento come quello del palcoscenico. Devi tener duro ogni sera, ieri come oggi. Poi per fortuna, un po' dello spettacolo continua nella cena con gli attori. Il vuoto si tampona, e puoi andare a dormire».


Luttazzi attacca: "Non metto in discussione che Grillo possa fare quello che fa, però l'ambiguità è lesiva, sia sul versante politico sia sul versante artistico-satirico. I suoi sono spettacoli o sono comizi?"

Roma, 14 settembre 2007 - "La satira non organizza, esprime opinioni personali. Grillo ha un progetto e una struttura e quando hai le due cose hai un partito. Allora devi sciogliere l'ambiguità. E' sbagliato dire 'se volessi porterei a Roma tre milioni di persone'. Diventa demoagogia, populismo".

Così Daniele Luttazzi, in una intervista al Manifesto, interviene sul caso sollevato dal V-Day, organizzato dal comico genovese Beppe Grillo. "Non metto in discussione che Grillo possa fare quello che fa, però l'ambiguità è lesiva, sia sul versante politico sia sul versante artistico-satirico - continua l'autore di Barracuda - I suoi sono spettacoli o sono comizi? Io sono d'accordo sulla manifestazione del 20 ottobre, nel mio monologo parlo di un sacco di cose che poi sono emerse in piazza a Bologna. Poi però non organizzo le persone dicendo loro: seguitemi questa è la via. La satira esprime dubbi".
Qual'è il punto di svolta di Grillo? "Il punto di svolta è nel fingere che non ci sia ambiguità - spiega Luttazzi - tra fare monologhi satirici e organizzare un movimento politico come leader. E sono evidenti i passi falsi compiuti da Grillo e dai suoi seguaci".

giovedì 4 ottobre 2007

I GIOVANI, LA FLESSIBILITA' E LE BUGIE DELLA POLITICA



La politica nell'ultima campagna elettorale si è spellata la lingua nel dichiararsi contro la precarietà nel mondo del lavoro ed ha dichiarato di voler ABOLIRE tale barbarie sociale.

Noi giovani che probabilmente siamo un pò più intelligenti di certi politicanti e di certi comici che parlano per slogan di cose che nemmeno conoscono, forse abbiamo un’idea leggermente diversa sul tema:

dichiarasi a favore o contro la flessibilità nel mondo del lavoro è da idioti perché non si possono avere posizioni aprioristiche su tale tema.

Faccio un paio di esempi:

1) in un’economia che funziona, flessibilità molto spesso è sinonimo di riallocazione immediata della forza lavoro nei settori produttivi che si dimostrano in un determinato momento più trainanti rispetto ad altri ( se oggi tira più la produzione di bulloni, il contabile, l’operaio ed il magazziniere si riallocheranno immediatamente in tale settore)

Al contrario in un’economia come quella italiana, la flessibilità è solo un voler trasferire il rischio d’impresa sui lavoratori ( se io sono un imprenditore e sono tartassato dalle tasse, vendo poco o voglio più utili, basta cacciare un pò di precari e così torno competitivo);

2) In un certo senso la flessibilità ha dato una mano ai giovani alle prime armi nei primi approcci con il mondo del lavoro permettendo di entrare sicuramente con rapporti instabili nelle aziende ma altrettanto sicuramente di riempire un curriculum che altrimenti sarebbe rimasto vuoto.

Da questi due esempi si evince che non ci sono crociate da fare sulla flessibilità ma semmai bisognerebbe orientarsi ad avversare quei meccanismi che trasformano la flessibilità in una sorta di precariato cronico e di lunga durata; in altri termini bisogna solo porre degli argini alla legge 30… e vabbè che devo fare esperienza ma non mi puoi farmi fare l’atipico a vita !!!
Ma analizziamo meglio le cose:
La progressiva diffusione dei contratti cosiddetti "atipici” ha ormai assunto, nel bene e nel male, un ruolo di rilievo nella dinamica dell’occupazione tanto che si può far risalire la ripresa occupazionale italiana all'inizio del 1998 con l’adozione del pacchetto Treu, che favoriva l’utilizzo di forme di lavoro a termine e a tempo parziale.
La riforma Maroni non ha fatto altro che proseguire nella deregulation iniziata nel ’98.
Da allora, infatti, la quota dei lavoratori impiegati a part time sul totale dei dipendenti è passata dal 7% a oltre il 12% nell’intera economia, arrivando a oltre il 16% nel settore terziario privato(Dati del 2003).
Anche i lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti salgono a loro volta, negli ultimi quattro anni, dal 7% a oltre il 12% se si escludono gli addetti all’agricoltura e al settore turistico-commerciale, dove è sempre stata alta l’incidenza dei lavoratori stagionali. Più elevata è, inoltre, la quota delle donne con contratti a termine e, soprattutto, quella dei giovani con meno di trent’anni, che raddoppia rispetto alla media degli occupati.

Ma è significativo anche l’aumento dei lavoratori assunti a tempo indeterminato e a tempo pieno, la cui dinamica nel corso del 1999-2003 ha chiaramente beneficiato degli incentivi (credito d'imposta) introdotti dalla Finanziaria 2001 per i nuovi occupati a tempo indeterminato e in seguito parzialmente confermati.
Se l’occupazione flessibile e precaria è considerata un fattore in grado di influenzare positivamente le statistiche, ritengo che sia fattore in grado soprattutto di influenzare negativamente la vita di tutti quei giovani che, accettando all’inizio della loro carriera lavorativa la flessibilità come buon modo per affacciarsi al mercato del lavoro, ne sono rimasti pian piano intrappolati.

La situazione complessiva del sistema Italia è abbastanza deludente e la lunghezza del ciclo economico negativo ha avvolto il nostro Paese in una spirale stagflattiva dalla quale difficilmente ci si potrà sottrarre se non con la radicale inversione di tendenza delle strategie economiche del nostro Paese.
Gli artifici finanziari dei Governi succedutesi negli anni capaci solo di fare cassa, le manovre non strutturali sui conti pubblici ed il mancato aggancio della ripresa economica mondiale, difficilmente permetteranno a questo Governo come altri Governi di liberare risorse fresche, utili ad intervenire nei settori nevralgici del malessere Italiano.
Certo se si evitassero demagogie e si indirizzassero i vari tesoretti alla riduzione del debito Pubblico, beh forse qualche risorsa fresca e strutturale la si riuscirebbe a recuperare.
L’economia reale del nostro Paese soffre la scarsa competitività nel settore dei servizi ove c’è poca concorrenza e la dinamica dei prezzi contribuisce massicciamente all’aumento dell’inflazione, elemento che più di ogni altro frena i consumi interni nel nostro Paese ed inficia la fiducia dei mercati e delle famiglie.
Se il sistema produttivo italiano, lungi dall’avere regali fiscali per giunta indirizzati quasi esclusivamente alle grandi imprese, avesse ottenuto dai Governi un concreto e generalizzato sgravio del costo del lavoro, forse avrebbe guadagnato in termini di competitività sui mercati esteri ed interni, avrebbe controllato la dinamica dei prezzi ed avrebbe raggiunto risultati lusinghieri in termini di occupazione stabile senza puntare sulla precarietà selvaggia.
Chiaramente, oltre all’inflazione cavalcante le famiglie hanno risentito di questa ondata di flessibilità selvaggia e miope che ha funzionato più come slogan che come moltiplicatore sull’occupazione.
La flessibilità, infatti, non è elemento che può aprioristicamente rendere virtuose le dinamiche occupazionali, non tanto dal punto di vista quantitativo quanto qualitativo.
In Italia, infatti, i contratti atipici hanno contribuito ad aumentare in termini meramente contabili il saldo occupazionale ma hanno diffuso un’incertezza ed un malessere sociale che ha paralizzato il sistema Paese.

Una politica del lavoro che non argini il ricorso sistematico e l’abuso del del precariato lavorativo per i giovani è definibile come liberismo selvaggio, far west e macelleria sociale.
Parimenti una politica del lavoro che miri ad abrogare la Legge Biagi, sarebbe definibile come demagogica e dannosa.
Per porre in essere una politica del lavoro che venga incontro alle esigenze delle nuove generazioni e della famiglia, forse sarebbe corretto non abolire tutte le forme di lavoro flessibile, ma correggerne le storture.
La legge 30 va emendata in modo che siano ben definiti e ristretti gli ambiti di applicazione del lavoro precario di cui oggi si abusa e che ad un aumento dell’insicurezza lavorativa corrisponda il giusto contrappeso in termini di ammortizzatori sociali e retribuzione..
E’ necessario che si limiti il pericolo del precariato cronico impedendo con sanzioni pesanti ai datori di lavoro di contrattualizzare perpetuamente lo stesso lavoratore a tempo determinato ricorrendo a semplici tecniche di elusione delle norme.
Sarebbe forse efficace incentivare le imprese ad assumere precari attraverso sgravi sul costo del lavoro proporzionali all’anzianità di precariato del lavoratore che assorbono con un contratto a tempo indeterminato e scoraggiando nel contempo il precariato perpetuo attraverso la progressività degli oneri a carico azienda calmierata sempre sull’anzianità di precariato del lavoratore.
Il Governo dovrebbe sostenere con maggiore forza il programma di riduzione del costo del lavoro rimodulando al rialzo gli oneri contributivi sul lavoro flessibile ed al ribasso quelli sui nuovi assunti stabilmente…. Invece per abolire lo scalone ha fatto l’esatto contrario !!!
E’ necessario riformare la Legge Biagi inserendo gli opportuni meccanismi di protezione sociale sui lavoratori espulsi dai processi produttivi aiutandoli nel loro iter di riconversione e riqualificazione e nella ricerca di una nuova occupazione.
Sarebbe anche importante che il Governo emendasse la Legge Biagi prevedendo pene più severe sul lavoro nero e sull’elusione delle norme come ad esempio il meccanismo del contratto a tempo determinato con successiva proroga, poi stacco di 20 giorni e successivo contratto a tempo determinato.
Tale meccanismo è attualmente consentito ed è il principale responsabile del cosiddetto precariato cronico.
Si tratta di tecniche che andrebbero scoraggiate oltre che vietate.

Urge riordinare un settore come quello delle norme in materia di diritto del lavoro, deturpato da una corrente di pensiero trasversale in base alla quale quanto maggiore è la flessibilità tanto più si sviluppa il mercato del lavoro.
L’incertezza sul futuro manifestata a più riprese dai giovani è li a dimostrare che tale assioma è errato se non prevede un argine a tali meccanismi.
L’ instabilità del lavoro, oggi più che mai costituisce il principale elemento frenante per la formazione di nuove famiglie, per la natalità, per la dinamica dei consumi e quindi per lo sviluppo del nostro Paese..

Non posso non ricordare inoltre che recenti studi hanno messo in evidenza nessi di causalità tra salute e stabilità lavorativa evidenziando che chi gode di forme contrattuali e retributive migliori, si sottopone più frequentemente a controlli medici e terapie preventive .
Allora smettiamo di credere alla favole di chi ci racconta che la flessibilità è un male e di chi ci viene a dire l’esatto contrario; sono le solite semplificazioni di una classe politica buona solo a sculettare in televisione.

giovedì 27 settembre 2007

GRILLO, L'ANTIPOLITICA E MASTELLA

Personalmente diffido dei telepredicatori e dei disfattisti che fanculizzano tutto e tutti fornendo come alternativa il nulla.
Quando vedo uno con condanne penali che si scaglia contro i pregiudicati in Parlamento o un giornalista che parla di una casta cui lui non deve essere proprio estraneo per aver fatto cotanta carriera, mi rendo conto che ci troviamo nuovamente in quella situazione falsamente inquisitoria che ha prodotto quella barbarie chiamata Tangentopoli.
La definisco una barbarie perché, come scrive Carlo Giovanardi nel suo bellissimo libro "Storie di straordinaria ingiustizia, arrestati, infangati e prosciolti", l’80 % dei politici del pentapartito (Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli e guarda caso non del Pci) incappati nel ciclone di Mani Pulite, sono stati assolti dopo essere stati distrutti dal punto di vista morale, familiare e politico.
Quando si crea un clima di questo genere, non c’è mai la serenità per fare una seria analisi delle criticità ma si finisce quasi sempre per instaurare la legge del taglione e la dittatura di chi urla e fanculizza di più.
Intendiamoci, non mi sognerei mai di proclamare il dogma della verginità della politica ma mi rendo conto che i privilegi degli Onorevoli ci sono sempre stati ( e per una sorta di deferente rispetto per le Istituzioni Patrie di cui dovrebbero essere degni rappresentanti li giudico in parte giusti) ma oggi vengono mal sopportati per l’immobile, truffaldina e spocchiosa incompetenza che questi dimostrano nel fingere di interessarsi ai problemi della gente.
Il vero problema è l’assenza della Politica vera e non le velleità golpiste di certi saltimbanchi.
I nostri politici sono superficiali ed incapaci di analizzare a fondo i problemi del Paese, di elaborare risposte adeguate, di andare oltre la battutina ad effetto o lo slogan recitato in tv con l’espressività dello scolaretto che dice la poesia.
Pensano che la politica consista nell’andare da Vespa o da Mentana a fingere di inalberarsi per le affermazioni del contendente cercando di coprire con urla alla Platinette il già povero ragionamento dell’avversario … in poche parole non sanno come si fa girare la macchina dello Stato e cercano di sopperire con il presenzialismo e la logorrea comunicativa.
Il giochetto, essendo tale, dopo un po’ finisce e se non ci sono contenuti politici la gente si stanca della Politica fatta a Buona Domenica e reclama risposte.
Ma perché la politica non fornisce soluzioni?
Ci sarebbero una moltitudine di cause a spiegare tale situazione.
Probabilmente Tangentopoli ha sancito la scomparsa prematura di una classe politica che non ha avuto il tempo di selezionarne una nuova facendo piazza pulita di gente che, tra mille difetti, aveva il pregio di conoscere bene il funzionamento delle leve da utilizzare per avviare la macchina dello Stato.
Sicuramente il Pentapartito ha avuto la grave colpa di accumulare un debito pubblico che rende ingestibile il nostro Paese ma è inaccettabile che l’Italia pretenda risposte da Pallaro, Cosimo Mele, Turigliatto, Schifani, Pecoraro Scanio (Conveniunt rebus nomina saepe suis che tradotto in italiano: Spesso i nomi sono adatti alle cose cui appartengono), Santagata, Rutelli o Calderoli.
Un’altra causa risiede nel fatto che ormai la politica non si rivolge più alla gente nella ricerca del consenso ma cerca apparentamenti con lobbies in grado di coagulare consensi e contributi economici divenendone schiava… ed in questo anche noi cittadini ci lasciamo strumentalizzare da centri di potere nella speranza di ottenere qualcosa in cambio non comportandoci meglio dei politici che definiamo corrotti..
In uno scenario in cui c’è la totale assenza di valori sia tra gli elettori che tra gli eletti si inseriscono a mò di sciacalli i paladini dell’antipolitica che al grido costruttivo ed edificante di andatetuttiaffanculo non favoriscono un’analisi attenta e costruttiva ma tirano fuori la parte più becera e forcaiola che risiede nell’ animo di ognuno di noi.
Sia ben chiaro che anche Grillo ha la sua buona dose di ragioni ed infatti molte delle cose che dice sono largamente condivisibili ( gli sprechi, il malaffare, l’incapacità della classe dirigente).
Certo nella foga retorica e forcaiola dice anche cose meno condivisibili tra cui mi piace ricordare il doppio mandato e l’ineleggibilità dei pregiudicati.
Sono contrario al doppio mandato perché se ci fosse un turnover ogni dieci anni ci troveremmo quotidianamente ad affidare le nostre sorti ai neofiti della politica mentre sarebbe opportuno che tale compito fosse affidato a chi ci capisce; non amo questo nuovismo stupidino.
Avremmo mai conosciuto le capacità di De Gasperi, Almirante, Berlinguer, Remo Gaspari, Andreotti, Spadolini ecc se fossero stati mandati a casa dopo due mandati?
Sull’ineleggibilità dei pregiudicati, rivendico ( da incensurato) il diritto dei cittadini di scegliersi i rappresentanti indipendentemente dalle condanne.
Poi la vedo una cosa pericolosa perché, con i tempi che corrono, l’arma giudiziaria potrebbe essere usata per eliminare l’avversario politico.
E poi dove sono le alternative allo stato attuale delle cose che questi paladini dell’antipolitica propongono? Mi pare che facciano solo tanta demagogia-
Un’ultima parola la voglio dire su quello che oggi appare come il capro espiatorio della casta: Clemente Mastella.
Personalmente mi è simpatico, mi sembra il più ragionevole nell’attuale maggioranza ma a mio avviso si è fatto inspiegabilmente strumentalizzare dai suoi alleati.
In un Paese in cui Lidia Menapace vuole abolire le Frecce Tricolore e poi usa voli militari per spostarsi da Roma a Lecce, in un Paese in cui Bertinotti pensa di aver moralizzato il Palazzo portando il costo del barbiere della Camera dei Deputati da 8 a 15 euro, in un Paese in cui Follini incassa i voti a destra e li porta a sinistra, in un Paese in cui i leaders conservatori parlano della famiglia e sono tutti divorziati, nel Pese del dalemiano “ dai Consorte facci sognare” e del Fassiniano “ abbiamo una banca?”, ma quali volete siano le particolari colpe del Sindaco di Ceppaloni?
Gramsci teorizzava di occupare le casematte del potere al fine di ottenere un consenso forte e duraturo.
Peccato che l’attuale sinistra, non essendo all’altezza dei comunisti di un tempo, ha perso il totale controllo dei saltimbanchi e musici foraggiati per anni i quali hanno pensato bene di mettersi in proprio e di farsi largo anche a danno dei propri mecenati.
La casta dei giornalisti invece, per ovvie ragion di stipendio, è rimasta fedele alla parte politica da cui bene o male dipende.
Siccome anche i buffoni hanno un’etica, i vari Grillo e Guzzanti, non se la sono proprio sentita di risparmiare frecciate all’attuale maggioranza che vive tale attacco come un dramma in quanto non abituata a campagne medianiche i denigratorie.
Capisco anche che quando per anni ti presenti come chi incarna la parte eticamente e geneticamente migliore dell’Italia non deve essere facile riscoprirti dipinto a fare affari come un volgare appartenente alla CDL e ad amministrare la Cosa Pubblica come Cuffaro qualsiasi.
Però devi anche capire che chi oggi ti attacca dipingendoti in quel modo, è un prodotto disorientato ed imbufalito del superomismo che tu hai predicato per anni… è un mostro che hai creato tu dirigente della sinistra.
Allora qual è il modo migliore per evitare che questo fiume di … detriti.. ti sommerga?
Massìììì facciamo dire ai nostri sodali giornalisti che è tutta colpa di quel porco di Mastella!!!
E allora chissenefrega se l’indulto lo ha votato l’82% dei Parlamentari: è colpa di Mastella.
Chissenefrega se in affittopoli ed in svendopoli sono coinvolti tutti: è Mastella che ha arraffato gli appartamenti.
Chissenefrega se sul famosissimo aereo di Stato c’erano Mastella e figlio, Rutelli e famiglia, Lusetti e famiglia: è il solito Mastella.
Chissenefrega se le mogli di molti politici hanno posti nel palazzo: è la Signora Mastella il vero scandalo!!!
L’unico dubbio che mi attanaglia è il seguente: ma perchè Mastella (che non è certo nato ieri) non si sottrae a questo abbraccio mortale?
Ma davvero un Ministero vale l’annientamento politico?

martedì 25 settembre 2007

L’IMPOSTA DI SCOPO: UN SISTEMA INTELLIGENTE DI TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE

Mi pare che l'argomento più attuale nell'agenda politica di oggi sia quello della tassazione delle rendite.
Noto con dispiacere che le varie compagini politiche si schierano a favore o contro tale proposta in maniera aprioristica e senza sapere bene il motivo per il quale dicono si o no ad un simile disegno politico.
Noi che siamo un pò più sensati dei politicanti bravi solo a parlare per slogan di ciò che non sanno, ci permettiao sommessamente di contribuire in maniera ( si spera) propositiva a tale dibattito, pur sapendo che, oltre a chiacchierare su eventuali provvedimenti da adottare , questo Governo non ha la forza e le competenze per fare altro.

Partiamo da una premessa: l’affanno principale di tutti i Governi succedutisi in Italia è quello di reperire risorse da destinare a ricerca e sviluppo ed alla riduzione del costo del lavoro.
Ciò al fine di far ripartire un tessuto imprenditoriale poco competitivo perché carente di investimenti nei settori nevralgici.
Un altro paradosso tutto italiano consiste nel fatto che gli operatori del mercato impegnati nella produzione di beni e servizi sono sottoposti ad una serie di controlli e di gabelle interminabili, mentre i cosiddetti finanzieri o speculatori finanziari, pur non producendo alcun beneficio sociale (incremento occupazionale, beni, servizi, innovazione, progresso, ricchezza diffusa, ecc…) godono di un sistema impositivo assolutamente di favore.
Sarebbe opportuno armonizzare il sistema di tassazione applicato ai mercati finanziari con quello industriale; drenare in sostanza risorse ottenute attraverso plusvalenze da speculazioni destinandole, a mò di imposta di scopo, ai settori produttivi dell’economia (le imprese) sotto forma di contributi all’innovazione di prodotto e di processo ed alla riduzione del costo del lavoro.
Ciò anche per una questione di equità fiscale: da quando i capitali sono diventati estremamente volatili, non è praticamente più possibile tassarli a livello nazionale, e di conseguenza gli Stati, per forza di cose, si sono messi a tassare soprattutto il lavoro e i consumi. Il capitale è, in questo momento, sotto-tassato, cosa che non solamente è ingiusta, ma crea anche distorsioni economiche a pregiudizio del lavoro.
Nel nostro Paese, i redditi delle attività finanziarie sono tassati con aliquote diverse: 12,5% e 27%. Questa differenziazione di aliquote non e' giustificata, né sotto il profilo dell'equita', né sotto quello della neutralita' del prelievo.
La necessità di arrivare armonizzare il sistema di tassazione e' condivisa sia dal centrodestra sia dal centrosinistra.
Da ciò si evince che è urgentissimo iniziare un dibattito su forme di tassazione delle transazioni finanziarie a livello europeo e nazionale.
Questa urgenza del doppio livello di dibattito è condizionata dal fatto che, data la libera circolazione dei capitali, una tassazione solo nazionale avrebbe l’unico effetto di spingere all’estero ingenti somme di denaro, sottratte così ad un regime fiscale penalizzante.
E’ per questo che sarebbe necessario riprendere ad interrogarsi sull’opportunità di istituire la Tobin Tax (di seguito TT) in Italia ed in Europa, confidando nel fatto che anche in Commissione Europea il dibattito è in forma avanzata così come in alcune nazioni del vecchio continente.
Nel 1972 il premio Nobel (1981) per l'economia, James Tobin propose l'imposizione di una piccola imposta sulle transazioni valutarie, i cui obiettivi erano quelli di promuovere l'efficacia delle politiche macroeconomiche e di ridurre la speculazione. La Tobin Tax (come è stata in seguito definita) è una misura che può essere considerata come un primo, ma importante passo verso una riforma globale del sistema finanziario internazionale. Si tratta di un prelievo limitato, pari allo 0,1-0,5% da applicare a tutte le transazioni effettuate sui mercati finanziari.
Vediamo come funziona la TT:- Gli speculatori finanziari operano transazioni internazionali per oltre 4 milioni di miliardi di dollari al giorno. Il mercato è ampio e imprevedibile.- Ogni transazione verrebbe tassata da 0,1 a 0,25 % del volume di affari.- Questo scoraggerebbe le transazioni a corto termine, che sono per il 90% di speculazione, ma lascerebbe intatti gli investimenti a lungo termine.E' chiaro che l’aspetto fondamentale di un simile provvedimento, sta nel rendere sconvenienti gli investimenti speculativi (in genere assimilabili a raid di breve periodo sui mercati), contribuendo a disincentivarli.
Il gettito derivante da tale provvedimento potrebbe essere raccolto dagli Stati nazionali che ne tratterrebbero fino all’80% per attività nazionali (servizi sociali, programmi per l’occupazione, riduzione del cuneo fiscale, Ricerca e Sviluppo), destinando poi il restante 20% per attività di interesse europeo (cooperazione, politiche europee di sicurezza, tutela dell’ambiente, contrasto all’immigrazione, ecc…).
Una delle obiezioni che viene mossa all'introduzione della TT in una sola nazione è il fatto che la sua efficacia si dimostra solo nel momento in cui è introdotta in contesti economici ampi, anche se, rispondono i sostenitori, l'aliquota è talmente bassa da non penalizzare il paese che l'adotta, spingendolo invece a stimolare accordi con altre nazioni.
La TT è anche un poderoso strumento per la stabilità monetaria specialmente in questa fase di allargamento dell'UE. Il commercio della moneta è notoriamente il più ricco mercato del mondo. L'acquisto e vendita di valute come la sterlina, l'euro ed il franco svizzero è valutato in miliardi al giorno e ben si presta ad operazioni speculative. Ciò è nocivo per i sistemi economici, poiché i tassi di cambio determinano: il tasso di crescita, il prezzo pagato per le importazioni, gli investimenti stranieri ed il costo dei prestiti internazionali.
La volatilità in questo mercato, provocata dalle speculazioni valutarie, rappresenta, quindi, una minaccia per la stabilità economica.
La TT è tecnicamente fattibile: il mercato dei titoli è elettronico. Nel momento in cui una transazione speculativa è definita, la tassa può essere percepita automaticamente dalla rete attraverso cui ha luogo l'affare, ed il gettito pagato alle casse degli stati in cui tali transazioni avvengono. La TT può dunque essere applicata a costi bassi. Del resto, esiste già un precedente di tassa transnazionale europea ed è l'IVA - Imposta sul Valore Aggiunto.
Un altro importante vantaggio dell'introduzione della TT al livello di Unione Europea è il miglioramento dell'attuale sistema finanziario comunitario ora aperto e frammentato, verso un sistema unificato in grado di gestire, controllare e tassare gli scambi sui mercati in maniera uniforme. Sarebbe di grande utilità per la lotta contro il riciclaggio del denaro sporco ed il finanziamento al terrorismo.
Da un punto di vista teorico già Keynes aveva individuato una dicotomia tra l’economia reale e le interferenze speculative nella determinazione dei prezzi delle attività finanziarie, e ha rilevato l’esigenza di tenere sotto controllo le seconde.
Anche l’Italia ha già sperimentato degli interventi da parte delle autorità monetarie a difesa della lira.
Il Governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi, riuscì a far cessare la speculazione contro la lira e a ridurre l’inflazione sotto le due cifre decimali, proibendo le operazioni a termine contro la nostra valuta di durata inferiore ai sette giorni
Nell’attuazione della TT occorre prestare attenzione a due aspetti:
- se l’obiettivo è quello di contenere la speculazione finanziaria, l'imposta deve essere "sovranazionale ", o a livello regionale (Unione Europea);
- se l’obiettivo è quello di equilibrare la base imponibile (ridurre la pressione fiscale sui beni scarsi – il lavoro - e aumentare la pressione fiscale sul capitale speculativo - eccedente -) si può immaginare anche un intervento nazionale.
Relativamente alla seconda ipotesi, l'aliquota deve, comunque, essere molto bassa ed inversamente proporzionale alla durata dell’operazione speculativa.
L’esigibilità della TT è agevolata dal fatto che la maggiore parte degli scambi valutari è registrata e avviene per mezzo di sistemi informatici (borsa telematica, ecc…).
Tecnicamente un’imposta sulle transazioni può essere riscossa anche tramite sistemi computerizzati che registrano immediatamente lo scambio oppure utilizzando come sostituti d’imposta gli intermediari finanziari autorizzati ad effettuare transazioni sui mercati finanziari e monetari:

- le banche;
- gli intermediari finanziari;
- i concessionari della riscossione;
- Borsa Spa;
- Monte Titoli S.p.A;
Il presupposto d’imposta (il fatto) è lo scambio di titoli, azioni e/o monete e si applica alla vendita o al trasferimento di tutti gli strumenti finanziari, espressi in euro o in altra unità, vale a dire azioni, obbligazioni, buoni del Tesoro, accettazioni bancarie, carta commerciale, opzioni, features, derivati.
Il primo luglio 2004 il Parlamento belga, con un'insolita maggioranza socialista-democristiana, ha approvato il progetto di legge che istituisce la Tassa Tobin.
L'approvazione della Tassa Tobin è un fatto importante. Il fatto che, per evidenti motivi, l'applicazione pratica della tassa sia rimandata a quando la Tassa Tobin non sarà approvata da tutti i paesi della zona euro nulla toglie alla sua importanza: ormai è legge dello stato.
Si tratta del secondo paese della zona euro che approva questa misura. La Francia l'ha già fatto due anni fa; il suo esempio rischiava di restare un bel fatto, ma rinchiuso in uno splendido isolamento: l'esempio belga invece ci dimostra che la Tassa Tobin è una misura possibile e non è destinata a restare una pura affermazione di principio.Anche in sede Europea ci sono varie mozioni riguardanti la TT ma in realtà la discussione è ancora in stato embrionale.