Mi pare che l'argomento più attuale nell'agenda politica di oggi sia quello della tassazione delle rendite.
Noto con dispiacere che le varie compagini politiche si schierano a favore o contro tale proposta in maniera aprioristica e senza sapere bene il motivo per il quale dicono si o no ad un simile disegno politico.
Noi che siamo un pò più sensati dei politicanti bravi solo a parlare per slogan di ciò che non sanno, ci permettiao sommessamente di contribuire in maniera ( si spera) propositiva a tale dibattito, pur sapendo che, oltre a chiacchierare su eventuali provvedimenti da adottare , questo Governo non ha la forza e le competenze per fare altro.
Partiamo da una premessa: l’affanno principale di tutti i Governi succedutisi in Italia è quello di reperire risorse da destinare a ricerca e sviluppo ed alla riduzione del costo del lavoro.
Ciò al fine di far ripartire un tessuto imprenditoriale poco competitivo perché carente di investimenti nei settori nevralgici.
Un altro paradosso tutto italiano consiste nel fatto che gli operatori del mercato impegnati nella produzione di beni e servizi sono sottoposti ad una serie di controlli e di gabelle interminabili, mentre i cosiddetti finanzieri o speculatori finanziari, pur non producendo alcun beneficio sociale (incremento occupazionale, beni, servizi, innovazione, progresso, ricchezza diffusa, ecc…) godono di un sistema impositivo assolutamente di favore.
Sarebbe opportuno armonizzare il sistema di tassazione applicato ai mercati finanziari con quello industriale; drenare in sostanza risorse ottenute attraverso plusvalenze da speculazioni destinandole, a mò di imposta di scopo, ai settori produttivi dell’economia (le imprese) sotto forma di contributi all’innovazione di prodotto e di processo ed alla riduzione del costo del lavoro.
Ciò anche per una questione di equità fiscale: da quando i capitali sono diventati estremamente volatili, non è praticamente più possibile tassarli a livello nazionale, e di conseguenza gli Stati, per forza di cose, si sono messi a tassare soprattutto il lavoro e i consumi. Il capitale è, in questo momento, sotto-tassato, cosa che non solamente è ingiusta, ma crea anche distorsioni economiche a pregiudizio del lavoro.
Nel nostro Paese, i redditi delle attività finanziarie sono tassati con aliquote diverse: 12,5% e 27%. Questa differenziazione di aliquote non e' giustificata, né sotto il profilo dell'equita', né sotto quello della neutralita' del prelievo.
La necessità di arrivare armonizzare il sistema di tassazione e' condivisa sia dal centrodestra sia dal centrosinistra.
Da ciò si evince che è urgentissimo iniziare un dibattito su forme di tassazione delle transazioni finanziarie a livello europeo e nazionale.
Questa urgenza del doppio livello di dibattito è condizionata dal fatto che, data la libera circolazione dei capitali, una tassazione solo nazionale avrebbe l’unico effetto di spingere all’estero ingenti somme di denaro, sottratte così ad un regime fiscale penalizzante.
E’ per questo che sarebbe necessario riprendere ad interrogarsi sull’opportunità di istituire la Tobin Tax (di seguito TT) in Italia ed in Europa, confidando nel fatto che anche in Commissione Europea il dibattito è in forma avanzata così come in alcune nazioni del vecchio continente.
Nel 1972 il premio Nobel (1981) per l'economia, James Tobin propose l'imposizione di una piccola imposta sulle transazioni valutarie, i cui obiettivi erano quelli di promuovere l'efficacia delle politiche macroeconomiche e di ridurre la speculazione. La Tobin Tax (come è stata in seguito definita) è una misura che può essere considerata come un primo, ma importante passo verso una riforma globale del sistema finanziario internazionale. Si tratta di un prelievo limitato, pari allo 0,1-0,5% da applicare a tutte le transazioni effettuate sui mercati finanziari.
Vediamo come funziona la TT:- Gli speculatori finanziari operano transazioni internazionali per oltre 4 milioni di miliardi di dollari al giorno. Il mercato è ampio e imprevedibile.- Ogni transazione verrebbe tassata da 0,1 a 0,25 % del volume di affari.- Questo scoraggerebbe le transazioni a corto termine, che sono per il 90% di speculazione, ma lascerebbe intatti gli investimenti a lungo termine.E' chiaro che l’aspetto fondamentale di un simile provvedimento, sta nel rendere sconvenienti gli investimenti speculativi (in genere assimilabili a raid di breve periodo sui mercati), contribuendo a disincentivarli.
Il gettito derivante da tale provvedimento potrebbe essere raccolto dagli Stati nazionali che ne tratterrebbero fino all’80% per attività nazionali (servizi sociali, programmi per l’occupazione, riduzione del cuneo fiscale, Ricerca e Sviluppo), destinando poi il restante 20% per attività di interesse europeo (cooperazione, politiche europee di sicurezza, tutela dell’ambiente, contrasto all’immigrazione, ecc…).
Una delle obiezioni che viene mossa all'introduzione della TT in una sola nazione è il fatto che la sua efficacia si dimostra solo nel momento in cui è introdotta in contesti economici ampi, anche se, rispondono i sostenitori, l'aliquota è talmente bassa da non penalizzare il paese che l'adotta, spingendolo invece a stimolare accordi con altre nazioni.
La TT è anche un poderoso strumento per la stabilità monetaria specialmente in questa fase di allargamento dell'UE. Il commercio della moneta è notoriamente il più ricco mercato del mondo. L'acquisto e vendita di valute come la sterlina, l'euro ed il franco svizzero è valutato in miliardi al giorno e ben si presta ad operazioni speculative. Ciò è nocivo per i sistemi economici, poiché i tassi di cambio determinano: il tasso di crescita, il prezzo pagato per le importazioni, gli investimenti stranieri ed il costo dei prestiti internazionali.
La volatilità in questo mercato, provocata dalle speculazioni valutarie, rappresenta, quindi, una minaccia per la stabilità economica.
La TT è tecnicamente fattibile: il mercato dei titoli è elettronico. Nel momento in cui una transazione speculativa è definita, la tassa può essere percepita automaticamente dalla rete attraverso cui ha luogo l'affare, ed il gettito pagato alle casse degli stati in cui tali transazioni avvengono. La TT può dunque essere applicata a costi bassi. Del resto, esiste già un precedente di tassa transnazionale europea ed è l'IVA - Imposta sul Valore Aggiunto.
Un altro importante vantaggio dell'introduzione della TT al livello di Unione Europea è il miglioramento dell'attuale sistema finanziario comunitario ora aperto e frammentato, verso un sistema unificato in grado di gestire, controllare e tassare gli scambi sui mercati in maniera uniforme. Sarebbe di grande utilità per la lotta contro il riciclaggio del denaro sporco ed il finanziamento al terrorismo.
Da un punto di vista teorico già Keynes aveva individuato una dicotomia tra l’economia reale e le interferenze speculative nella determinazione dei prezzi delle attività finanziarie, e ha rilevato l’esigenza di tenere sotto controllo le seconde.
Anche l’Italia ha già sperimentato degli interventi da parte delle autorità monetarie a difesa della lira.
Il Governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi, riuscì a far cessare la speculazione contro la lira e a ridurre l’inflazione sotto le due cifre decimali, proibendo le operazioni a termine contro la nostra valuta di durata inferiore ai sette giorni
Nell’attuazione della TT occorre prestare attenzione a due aspetti:
- se l’obiettivo è quello di contenere la speculazione finanziaria, l'imposta deve essere "sovranazionale ", o a livello regionale (Unione Europea);
- se l’obiettivo è quello di equilibrare la base imponibile (ridurre la pressione fiscale sui beni scarsi – il lavoro - e aumentare la pressione fiscale sul capitale speculativo - eccedente -) si può immaginare anche un intervento nazionale.
Relativamente alla seconda ipotesi, l'aliquota deve, comunque, essere molto bassa ed inversamente proporzionale alla durata dell’operazione speculativa.
L’esigibilità della TT è agevolata dal fatto che la maggiore parte degli scambi valutari è registrata e avviene per mezzo di sistemi informatici (borsa telematica, ecc…).
Tecnicamente un’imposta sulle transazioni può essere riscossa anche tramite sistemi computerizzati che registrano immediatamente lo scambio oppure utilizzando come sostituti d’imposta gli intermediari finanziari autorizzati ad effettuare transazioni sui mercati finanziari e monetari:
- le banche;
- gli intermediari finanziari;
- i concessionari della riscossione;
- Borsa Spa;
- Monte Titoli S.p.A;
Il presupposto d’imposta (il fatto) è lo scambio di titoli, azioni e/o monete e si applica alla vendita o al trasferimento di tutti gli strumenti finanziari, espressi in euro o in altra unità, vale a dire azioni, obbligazioni, buoni del Tesoro, accettazioni bancarie, carta commerciale, opzioni, features, derivati.
Il primo luglio 2004 il Parlamento belga, con un'insolita maggioranza socialista-democristiana, ha approvato il progetto di legge che istituisce la Tassa Tobin.
L'approvazione della Tassa Tobin è un fatto importante. Il fatto che, per evidenti motivi, l'applicazione pratica della tassa sia rimandata a quando la Tassa Tobin non sarà approvata da tutti i paesi della zona euro nulla toglie alla sua importanza: ormai è legge dello stato.
Si tratta del secondo paese della zona euro che approva questa misura. La Francia l'ha già fatto due anni fa; il suo esempio rischiava di restare un bel fatto, ma rinchiuso in uno splendido isolamento: l'esempio belga invece ci dimostra che la Tassa Tobin è una misura possibile e non è destinata a restare una pura affermazione di principio.Anche in sede Europea ci sono varie mozioni riguardanti la TT ma in realtà la discussione è ancora in stato embrionale.